Thailandia: ecco perché l’operazione di salvataggio dei ragazzi è così complessa

MeteoWeb

Sono in corso in Thailandia, presso le grotte di Tham Luang, le operazioni di salvataggio di 8 giovani calciatori e del loro allenatore.

Si tratta di un’operazione davvero complicata (sono coinvolti 90 sommozzatori professionisti di cui 50 arrivati da tutto il mondo e uno ha perso la vita), che deve essere portata a termine nel più breve tempo possibile per diversi motivi (le condizioni meteo e quelle dei ragazzi, la mancanza d’aria in certi punti, la difficoltà del percorso).

AFP/LaPresse

Ecco perché, nel dettaglio, l’operazione di soccorso è così complessa e delicata:

  • Il luogo di rifugio dove si trovano i ragazzi è una lingua di terra scoscesa e rimasta quasi all’asciutto a circa 3 km di distanza e 800 metri di profondità dall’ingresso della grotta.
  • Una volta trovati sono stati raggiunti da rifornimenti, curati, rifocillati e messi in condizioni di tentare il percorso inverso con l’aiuto di sommozzatori. L’idea che dovessero restare quattro mesi in attesa che le caverne si svuotassero dalle acque delle piogge monsoniche è stata scartata quasi subito. Abbandonata anche l’ipotesi di scavare un tunnel che potesse portarli in superficie più velocemente.
  • Si è proceduto a: aspirare acqua e pompare aria nelle caverne; attrezzare il percorso con cavi, sensori, luci, bombole di riserva e punti di soccorso; insegnare ai ragazzini il nuoto subacqueo e a utilizzare respiratori ed erogatori d’aria.
  • Dal punto dove si trovano i bambini fino alla “Camera 3” dove c’è la base dei soccorsi, il percorso presenta: zone da attraversare in immersione; passaggi complicati e stretti che non si possono oltrepassare con le bombole in spalla; tratti in cui si può camminare carponi o in piedi;
  • Per ogni bambino c’è una squadra di due sub esperti (e probabilmente altre di “riserva”). Uno “guida” tenendosi al cavo che è stato teso dalla “Camera 3”, porta in braccio la bombola di ossigeno a cui è collegato il bambino che è legato a lui da una corda. L’altro sub segue, aiuta il ragazzino, lo spinge, evita che sbagli strada, faccia pericolose deviazioni, sbatta nelle rocce, sia preso dal panico.
  • Nei punti più difficili il bambino viene aiutato anche da altre persone presenti lungo tutto il percorso: si assicurano per tutto il tempo che continui a respirare dalla bombola e che i soccorritori facciano lo stesso.
  • Ogni imprevisto è stato calcolato, nei limiti del possibile: le caverne sono state preparate per qualsiasi evenienza.
  • Per effettuare l’intero percorso ci vogliono alcune ore.
  • Una volta arrivati a “Camera 3” le condizioni dei ragazzini vengono valutate con un primo controllo medico: successivamente l’uscita si raggiunge abbastanza facilmente. Una volta fuori, i ragazzini vengono trasportati sulle ambulanze e portati all’ospedale per cure e accertamenti.
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