Tumori: un farmaco sperimentale aiuta a ‘mangiare’ e distruggere le cellule malate

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Progettato da scienziati Usa un nuovo farmaco sperimentale che aiuta l’organismo a riconoscere, ‘mangiare’ ed eliminare le cellule tumorali. Il trattamento stimola infatti l’azione dei globuli bianchi chiamati macrofagi, che il sistema immunitario usa per eliminare invasori esterni. Test su topi hanno mostrato che questa terapia ha funzionato nel caso di tumori aggressivi del seno e della pelle, come riporta ‘Nature Biomedical Engineering’.

Il team statunitense spera di iniziare le sperimentazioni nell’uomo entro pochi anni. Il farmaco che ha progettato ha già un’autorizzazione, cosa che -spiegano gli autori- dovrebbe accelerare il processo di approvazione. Si tratta di una “supramolecola”, un farmaco costruito da molecole di componenti che si incastrano fra loro come i mattoncini delle costruzioni. L’immunoterapia è uno degli approcci più studiati a livello mondiale contro il cancro.

Quest’ultimo lavoro riguarda i macrofagi. Queste sentinelle dell’organismo sono già abili nel combattere le infezioni batteriche e virali, perché riconoscono e attaccano questi patogeni invasori. Non si può dire lo stesso nel caso del cancro, poiché i tumori crescono dalle nostre stesse cellule e hanno adottato strategie ad hoc per sfuggire all’attacco immunitario.

Il team di Ashish Kulkarni del Brigham and Women’s Hospital della Harvard Medical School, ha seguito due approcci. In primo luogo, si è voluto impedire alle cellule tumorali di nascondersi e di inviare segnali per confondere i macrofagi. In secondo luogo, si è cercato di impedire al tumore di ‘addomesticare’ i macrofagi. La terapia supramolecolare sembra aver impedito al cancro di crescere e diffondersi negli animali coinvolti nell’esperimento. I ricercatori prevedono che questo approccio, se supportato da ulteriori studi, potrà essere utilizzato insieme ad altri trattamenti contro il cancro.

“E’ promettente vedere un altro nuovo approccio -commenta Carl Alexander di Cancer Research-. Ora è necessario condurre ulteriori studi per dimostrare che questo approccio potrebbe essere usato per curare i malati di cancro”.

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