Un componente della cannabis, il cannabidiolo, sarebbe in grado di moltiplicare per 3 la sopravvivenza dopo un cancro al pancreas trattato con chemioterapia.
Uno studio internazionale, guidato da Marco Falasca dell’università Queen Mary di Londra, a cui hanno collaborato università italiane e australiane, ha infatti dimostrato l’efficacia di questa sostanza sui topi.
Per la ricerca – pubblicata sulla rivista ‘Oncogène’ – gli scienziati hanno utilizzato topi geneticamente modificati per sviluppare il tumore e li hanno divisi in quattro gruppi. Dieci topi sono stati trattati con cannabidiolo, 8 hanno seguito una chemioterapia a base di gemcitabina, 7 hanno ricevuto le due molecole e 9 un placebo.
I risultati hanno dimostrato che il cannabidiolo impedisce lo sviluppo di una resistenza alla gemcitabina. Gli animali del gruppo placebo hanno vissuto meno di 19 giorni, quelli del gruppo cannabidiolo 25 giorni e quelli trattati con la chemioterapia 28. Con i due medicinali combinati la sopravvivenza è arrivata invece a 53 giorni.
“E’ un risultato notevole”, commenta Marco Falasca. “Abbiamo scoperto che i topi con cancro del pancreas sono sopravvissuti quasi tre volte più a lungo con il componente della cannabis terapeutica aggiunto al loro trattamento chemioterapico”.
Oltretutto il cannabidiolo è già approvato per l’uso nella clinica, “il che significa che possiamo rapidamente testarlo in studi clinici sull’uomo”, dice lo studioso. “Se riusciremo a riprodurre questi effetti nell’uomo, il cannabidiolo potrebbe essere utilizzato nelle terapie oncologiche quasi immediatamente”, sottolinea Falasca.
“L’aspettativa di vita per i pazienti affetti da cancro al pancreas è cambiata molto poco negli ultimi 40 anni perché sono disponibili pochissimi trattamenti, per lo più solo palliativi. Dato che il tasso di sopravvivenza a cinque anni per le persone con cancro del pancreas è inferiore al 7%, c’è un urgente bisogno di nuovi trattamenti e strategie terapeutiche“, spiega lo scienziato.