Utilizzare una terapia complementare per i tumori curabili con un trattamento convenzionale può ridurre la sopravvivenza. E’ quanto ha stabilito uno studio dello Yale Cancer Center e del Cancer Outcomes, un centro di ricerca della Yale School of Medicine, pubblicato ‘Jama Oncology‘. L’uso della medicina complementare – un insieme di approcci che non rientrano però nell’ambito della medicina tradizionale – sta avendo un incremento negli Stati Uniti e viene spesso scelto dai pazienti oncologici conviti che unire le due possibilità possa aumentare le chance di cura.
Gli autori dello studio, sottolineando come “ad oggi ci sono pochi lavori scientifici che hanno valutato l’efficacia degli approcci complementari“, hanno verificato che i pazienti che sceglievano di utilizzarli per combattere il tumore “erano più propensi a rifiutare altri trattamenti oncologici convenzionali” e, di conseguenza, “avevano un rischio maggiore di non sopravvivere rispetto a chi si era affidato alle terapie standard riconosciute dalla scienza“. I ricercatori hanno esaminato 1.290 pazienti colpiti da cancro al seno, alla prostata, ai polmoni, al colon-retto, registrati dal National Cancer Database. Gli scienziati hanno confrontato, nell’arco di un periodo che va dal 2004 al 2013, 258 pazienti che hanno usato la medicina complementare con 1.032 che non l’hanno fatto. Ebbene, chi ha scelto la prima strada ha avuto un maggior rischio di non sopravvivere o di farlo meno a lungo.
“Sfortunatamente – avverte Skyler Johnson, primo autore della ricerca – c’è una grande confusione sul ruolo delle cure complementari in oncologia. Anche se possono essere usate per aiutare i pazienti che hanno effetti collaterali importanti dalle terapie tradizionali, sembra che vengano commercializzate o intese come armi efficaci nel combattere il cancro“.
Tumori: scegliere medicina complementare può ridurre sopravvivenza
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