Un maxi studio internazionale nato dalla collaborazione fra ricercatori europei, americani e asiatici, collega i livelli di vitamina D nel sangue alle probabilità di sviluppare il tumore del colon-retto. In particolare, nelle persone con concentrazioni superiori a quelle raccomandate, il pericolo di cancro colorettale scende di oltre un quarto.
Il lavoro, pubblicato sul ‘Journal of the National Cancer Institute’, è firmato da scienziati di American Cancer Society, Harvard T.H. Chan School of Public Health, Us National Cancer Institute, Istituto nazionale tumori-Int di Milano e di altri 15 centri di ricerca medica.
“Il rischio di sviluppare un tumore del colon-retto nel corso della vita è del 4,2% (1 su 24) nelle donne e del 4,5% (1 su 22) negli uomini“, spiega Sabina Sieri, epidemiologa della Fondazione Irccs Int e co-autrice dell’articolo. Si tratta del “tumore più comune in Italia, seconda causa di decessi attribuibili a tumore negli uomini e nelle donne“. Il nuovo studio suggerisce che “le concentrazioni ematiche di vitamina D attualmente giudicate ottimali e raccomandate per la salute delle ossa“, comprese fra 50 e 62 nanomoli/litro, “potrebbero essere inferiori a quelle che sarebbero ottimali per la prevenzione del tumore del colon-retto (75-100 nmol/litro)“.
La vitamina D viene sintetizzata nella cute per esposizione diretta alla luce solare, mentre in percentuali minori arriva dall’alimentazione. “La principale fonte di vitamina D nella dieta delle coorti italiane partecipanti allo studio è rappresentata da pesce e prodotti ittici (40%) – prosegue Sieri – seguiti da carne e derivati (25%) e cereali e derivati (18%)“.
Gli esperti raccomandano che la vitamina D sia ottenuta attraverso la dieta ogni volta possibile, se necessario includendo anche alimenti fortificati, perché l’eccessiva esposizione alle radiazioni ultraviolette della luce solare è un importante fattore di rischio per il cancro della pelle.
E’ stato ipotizzato che la vitamina D possa ridurre il rischio di sviluppare un tumore del colon-retto attraverso diverse vie metaboliche implicate nella crescita e nella regolazione cellulare. Tuttavia, precedenti studi prospettici hanno riportato risultati incoerenti riguardo al fatto che elevati livelli di 25-idrossivitamina D circolante, valido indicatore dello stato nutrizionale della vitamina D, siano associati a un minor rischio di sviluppare questa neoplasia. I pochi studi clinici randomizzati finora conclusi relativi a integrazione con vitamina D e insorgenza del tumore del colon-retto non hanno mostrato alcun effetto, ma secondo gli scienziati potrebbero aver pesato le dimensioni delle ricerche, la durata dell’integrazione e l’aderenza alle prescrizioni. Per far luce sul legame, con criteri standardizzati sono stati dunque analizzati i dati di 5.700 casi di tumore del colon-retto e 7.100 controlli, raccolti prima della diagnosi di cancri, appartenenti a 17 coorti. Rispetto alle persone con concentrazioni circolanti di vitamina D ritenute adeguate per la Salute dell’osso, quelle con livelli sub-ottimali presentavano un rischio del 31% maggiore di sviluppare un cancro colorettale durante un periodo di follow-up medio di 5,5 anni (range 1-25 anni). Al contrario, concentrazioni di vitamina D superiori a quelle raccomandate per ossa sane sono risultate associate a un pericolo di tumore ridotto appunto del 27%.
“Questo studio può facilitare l’interpretazione dei trial randomizzati con supplementazione di Vitamina D finora portati a termine e che hanno dato dei risultati inconclusivi; inoltre – commentano gli autori – può essere di grande aiuto per la pianificazione di nuovi studi che aiutino a chiarire il ruolo della vitamina D nell’insorgenza dei tumori del colon-retto“.
L’Int ha partecipato alla ricerca con le sue 2 coorti prospettiche Ordet (Ormoni e dieta nell’eziologia del tumore della mammella) e la sezione di Milano dello studio Epic (European Prospective Investigation into Cancer and Nutrition).