Al termine di cinque giorni di scavi nella zona colpita dall’eruzione del 3 giugno del Volcan de Fuego, in Guatemala, i volontari di ‘Antigua al Rescate’ hanno annunciato di aver rinvenuto i resti di 68 cadaveri, 65 dei quali già riconosciuti dai familiari.
Secondo le autorità locali, l’improvvisa attività del vulcano ha causato almeno 113 morti e 332 dispersi, ma per i responsabili di ‘Antigua al Rescaté sotto il fiume di lava che ha coperto, fra le altre località, San Miguel los Lotes, “si trovano almeno 1.000 cadaveri“.
Una portavoce di questo gruppo, Sofia Letona, ha reso noto che i volontari hanno operato in una piccola parte della zona disastrata conosciuta come El Callejon e in alcune aree vicine. “Sarebbe necessario estendere le ricerche – ha concluso – e questo permetterebbe di ritrovare molti altri resti umani”.
Questa attività tuttavia non è sostenuta dai responsabili del governativo Coordinamento nazionale per la riduzione dei disastri (Conared). Uno dei suoi responsabili, Sergio Cabanas, ha sottolineato che “la zona in cui i volontari sono intervenuti è a rischio e non è opportuno quindi continuare gli scavi”. E poi, ha concluso, “quello che ‘Antigua al rescate’ ha recuperato non sono corpi ma pezzi di persone”.