Crollo ponte Genova: la speranza è trovare “triangoli di sopravvivenza”

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Nell’area interessata dal crollo del ponte Morandi a Genova proseguono senza sosta 24 ore su 24 i lavori di ricerca dei dispersi, quantificati ieri dal Procuratore Cozzi in 10-20, e di rimozione delle macerie. Al lavoro oltre 200 vigili del fuoco, oltre a personale della protezione civile, che a rotazione si alternano nel cantiere dove è stato demolito e rimosso il troncone più grande del ponte, così come sono stati rimossi i veicoli dal moncone di levante del ponte, tra cui il camion con il cassone verde della Basko diventato uno dei simboli della tragedia.

Il bilancio delle vittime accertate è fermo a 38, mentre i feriti sono 10.

Stiamo lavorando a spron battuto, la situazione non è semplice. Serve un lavoro coordinato fra macchine che fanno a pezzi le macerie e gli Usar (Urban Search and Rescue) che quando si apre un pertugio si infilano negli spazi per cercare, insieme alle unità cinofile, i dispersi“, ha spiegato l’architetto Stefano Zantu del corpo nazionale dei Vigili del Fuoco.

La speranza è di trovare ancora qualche superstite in quelli che vengono definiti “triangoli di sopravvivenza“, cioè aree prive di macerie grazie alla protezione a triangolo creata dall’incastro dei blocchi di cemento armato del ponte crollato: “Al momento non abbiamo individuato triangoli di sopravvivenza, ma la conformazione del crollo fa ben sperare. Però dire con certezza se si è verificata questa situazione è difficile“, ha proseguito Zantu.

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