Capelli secchi, spenti, ‘bruciati’ e con doppie punte. Per 7 italiani su 10 al rientro dalle vacanze, anche quando spirito e corpo appaiono rinvigoriti e rilassati, la capigliatura è un punto dolente. La maggioranza dei vacanzieri, “soprattutto chi è stato al mare, non ha i capelli in Salute. Sabbia, sole, salsedine, docce frequenti e prodotti sbagliati lasciano il segno”, spiega all’AdnKronos Salute Alessandro Giunta, dermatologo dell’università Tor Vergata di Roma, che indica le ‘regole d’oro’ per prendersi cura dei capelli, dall’asciugatura fino all’attenzione per la dieta. Lontano da casa, spiega l’esperto, “un problema è l’asciugatura. L’uso più frequente del phon o della piastra, una minore attenzione nell’uso del diffusore, importante per ridurre l’impatto del calore, possono contribuire allo stress del capello”.
E poi c’è l’esposizione al sole. “Sul mercato ci sono ormai da alcuni anni – precisa Giunta – prodotti solari specifici, ma sono utilizzati da una minima percentuale di persone. In genere sono le donne che vogliono proteggere il colore a utilizzarli. Ma per il resto entrano raramente in valigia”. Le conseguenze dei diversi fattori di stress che si sommano sono “una perdita di coesione del fusto, il capello bruciato e con doppie punte, che appare spento e che ha perduto la sua naturale protezione di grasso ed è quindi secco. Il capello troppo secco, ricordo, è un capello malato”.
Necessario quindi curare, nutrire e idratare. Il consiglio del dermatologo “è utilizzare quotidianamente un olio (argan o lino, per esempio), per ripristinare la protezione naturale perduta. Importante poi usare uno shampoo poco schiumogeno, il più possibile neutro e magari con sostanze naturali calmanti (camomilla, malva eccetera). Si dovrebbe usare al massimo una noce di shampoo e basta una sola ‘insaponata’. Fondamentale però sciacquare abbondantemente, fino a togliere tutti i residui”, suggerisce Giunta.
Il balsamo, poi, “deve essere il più possibile oleoso, meglio se arricchito di olii essenziali piuttosto che di profumazioni chimiche”. Se si usano queste attenzioni “i capelli possono essere lavati anche tutti i giorni”, a patto che l’asciugatura sia delicata, con l’uso del diffusore e la bocca del phon distante più di 20 centimetri dalla testa e si rinunci per un po’ alla piastra. Per la scelta dei prodotti, poi, meglio rivolgersi al dermatologo “se si hanno problemi come dermatite seborroica, ipersensibilità o allergie”.
Necessario il consiglio del dermatologo anche per cure più specifiche e per affrontare l’autunno che porterà con se la fisiologica caduta dei capelli. “Oggi ci sono integratori, in particolare quelli a base di cisteina, che funzionano bene nella prevenzione della caduta stagionale. Ma serve anche fare attenzione alla dieta – conclude Giunta – che deve essere varia e ricca dei nutrienti fondamentali, mantenendo il giusto apporto di ferro. E se poi in autunno si dovesse registrare una caduta troppo accentuata (rispetto agli anni precedenti) e protratta nel tempo, meglio chiedere consiglio al medico per escludere eventuali problemi ormonali o patologie”.
Da evitare anche scelte avventate dal parrucchiere, decisioni di cui ci si può pentire. “La condizione dei capelli al rientro – spiega il noto hair stylist romano Stefano Bongarzone – dipende molto da come sono stati preparati alla partenza e quanto si investe nella prevenzione. Per il colore, ad esempio, meglio scegliere prima delle vacanze un pigmento più consistente, in modo che nella schiaritura non si perda tutto e che la nuance, nonostante gli effetti del sole, si mantenga gradevole“. Ma quando in danno è fatto, continua l’esperto, non bisogna necessariamente ricorre alla forbice.
“Il taglio non deve avere una connotazione ‘punitiva’. Meglio, in caso, un intervento minimo, per salvare le punte e poi curare il capello fino al punto in cui si può scegliere, in completa convinzione, come e se tagliare. Oggi esistono cure vere e proprie, scientificamente testate, in grado di risanare persino danni considerevoli”. Non bisogna trascurare quindi “la parte psicologica, perché il taglio, altrimenti, viene vissuto dalle donne come una menomazione”, dice l’hair stylist.
E anche “se il capello si è ‘consumato’ – precisa – bisogna sempre tener conto della sua natura (liscio, mosso o riccio)” che richiede interventi diversi. Per esempio, “quando il capello è liscio si può lavorare con linee compatte, come il pari. I ricci, invece, devono avere scalature e gradazioni, mentre il mosso dà più possibilità. Inoltre oggi, per fortuna, non ci sono ‘obblighi’ nel taglio: abbiamo un ventaglio di tendenze – medio, medio lungo, lunghissimo o corto geometrico – e questo permette di far convivere le diverse esigenze”, conclude Bongarzone sottolineando che, soprattutto chi vive in città, “deve ormai pensare a proteggere i capelli tutto l’anno. Il cambiamento climatico ha effetti anche su questo, come constatiamo ogni giorno. C’è un tipo di aggressione diversa di cui bisogna tener conto”.