Arriva l’estate e crescono i consumi di pesce nelle tavole degli italiani dove sempre più spesso trovano posto le specie di allevamento. Protagonista dei menu delle vacanze, in particolare, sarà l’orata con una produzione aumentata in un solo anno di oltre il 25%.
E’ quanto fa sapere l’Associazione Piscicoltori Italiani aderente a Confagricoltura, nel precisare che la produzione nazionale dell’orata e’ passata dalle 7600 tonnellate del 2016 alle 9500 tonnellate del 2017; un trend positivo che si confermerà anche nel 2018, anche se il pesce più allevato in Italia resta la trota, con 35.100 tonnellate prodotte nel 2017. Un comparto che detiene la leadership in Unione Europa come genuinità e sicurezza delle produzioni.
“I nostri allevamenti – spiega il presidente dell’Associazione Pier Antonio Salvador – seguono criteri rigorosi per offrire un prodotto sempre fresco, sicuro e controllato, che possa da soddisfare la crescente domanda di pesce pregiato a costi contenuti”.
Un settore che contribuisce anche a preservare l’ambiente, perché consente di prelevare soltanto il quantitativo di pesce richiesto dal mercato che arriva sulle tavole fresco senza sprechi di prodotto.
Inoltre la professionalità degli operatori e l’accuratezza dei controlli garantiscono l’intercambiabilità tra prodotti di acquacoltura e il pescato, come ha confermato anche l’Istituto di scienze delle produzioni alimentari del Cnr.
Più del 50% dei prodotti dell’acquacoltura, ricorda il presidente, viene consumata al ristorante, dove occorre sapere che il pesce allevato in Italia è di qualità, visto che non sempre il prodotto importato offre le stesse caratteristiche e garanzie. Da qui la richiesta di una piu’ forte azione a tutela del consumatore e delle produzioni ittiche nazionali, prevedendo l’obbligo di indicare l’origine e il metodo di produzione anche da parte degli operatori della ristorazione collettiva.