Alimentazione: ecco come il consumo di fosfati influisce sulla salute cardiovascolare

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Le moderne abitudini alimentari indicano che stiamo aumentando il consumo di fosfati, sostanze aggiunte in alcuni alimenti processati, che, per esempio, rendono spalmabili i formaggi o favoriscono la conservazione di prodotti a base di carne. Anche i cibi naturali contengono fosfati, ma l’aumento dell’utilizzo di cibi lavorati ne ha innalzato il consumo negli ultimi anni.

Se si consumano maggiori quantità di fosfati negli alimenti, la pressione sanguigna e i battiti del cuore aumentano, anche se si è perfettamente in salute: è quanto svelato da un nuovo studio dell’Università di Basilea e pubblicato su Journal of the American Society of Nephrology. Poiché un alto livello di fosfati può portare, per esempio, a depositi nei vasi sanguigni, alle persone con problemi cronici ai reni è da molto tempo consigliata una dieta con pochi fosfati. Un aumento dei fosfati alimentari aumenta anche le possibilità di sviluppare o persino morire di arteriosclerosi o di una malattia cardiovascolare nelle persone in salute.

cuoreLo studio è stato condotto su 20 persone in salute. Per 11 settimane, metà dei partecipanti ha ricevuto una dose aggiuntiva di sodio fosfato alla sua dieta. Questo ha aumentato il contenuto di fosfati nel sangue oltre il livello medio, che è comunque diffuso tra la popolazione. Il secondo gruppo ha, invece, assunto un legante per fosfati (che ne inibisce il consumo nel corpo) e cloruro di sodio per eguagliarne il consumo dell’altro gruppo.

Dopo 6 settimane, i ricercatori hanno esaminato gli effetti delle diverse diete sugli indicatori della salute cardiovascolare, come pressione e pulsazioni. Il maggior consumo di fosfati aumentava significativamente la pressione diastolica e sistolica dei giovani adulti, rispettivamente di 4,1 e 3,2 mmHg. Allo stesso tempo, le pulsazioni aumentavano in media di 4 battiti al minuto. I ricercatori hanno dimostrato che un maggior consumo di fosfati attiva il sistema nervoso simpatico, che accelera l’attività cardiaca e aumenta la pressione sanguigna. Lo studio ha anche dimostrato che l’effetto è reversibile: a 2 mesi dalla fine dello studio, i livelli dei partecipanti erano tornati normali.

La vitamina D stimola l’assorbimento intestinale dei fosfati, aumentandone quindi il carico, ma ha anche effetti cardioprotettivi ed è sempre più prescritta per diverse ragioni. Questo studio ha analizzato anche l’effetto di un’ulteriore integrazione di vitamina D, senza però rilevare alcuna influenza misurabile sui valori cardiovascolari.

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