Il glifosato e’ l’erbicida piu’ usato nel mondo. Nel 2015, l’agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (Iarc) che fa parte dall’Oms, lo ha inserito nella lista delle sostanze “probabilmente cancerogene” (gruppo 2A). L’Efsa, l’Autorita’ europea per la sicurezza alimentare, ha espresso un giudizio piu’ rassicurante con una valutazione che ricalca quelle dei produttori del glifosato. Il 12 dicembre scorso La Commissione europea ha confermato il rinnovo dell’autorizzazione per 5 anni all’impiego del glifosato e il 18 febbraio il Parlamento europeo ha avviato i lavori di una commissione speciale per studiarne gli effettui. In Italia si applica il principio di precauzione: si puo’ usare, ma con molte limitazioni. Il glifosatom sul mercato dal 1974, e’ un diserbante non selettivo che elimina indistintamente tutte le erbe infestanti. Dalla sua introduzione ne sono state spruzzate sui campi quasi 9 milioni e mezzo di tonnellate. Fra i punti di forza, la semplicita’ di uso e il costo contenuto. La molecola e’ stata sintetizzata negli anni Cinquanta, nei laboratori della Cilag, e una ventina di anni dopo nei laboratori della Monsanto e’ stata scoperta la sua azione come erbicida ad ampio spettro. L’industria lo ha brevettato e commercializzato con il nome di Roundup. La sua diffusione avviene soprattutto a partire dagli anni Novanta, quando la Monsanto inizia a introdurre sul mercato le prime colture geneticamente modificate resistenti al glifosato, per esempio la soia. Dal 2001 il brevetto e’ scaduto, e il glifosato viene utilizzato da molte aziende nella formulazione di diserbanti utilizzati non solo in agricoltura, ma anche nei prodotti per il giardinaggio e soprattutto per la manutenzione del verde, vale a dire per eliminare le erbe infestanti dai bordi di strade, autostrade, binari ferroviari.