Sono quasi un milione i ‘migranti’ della salute, pazienti che hanno deciso di partire per curarsi in una regione diversa dalla propria. Spostano “4,63 miliardi di euro, un fiume di denaro ancora poco trasparente“. Lo afferma la Fondazione Gimbe nel report sulla mobilità sanitaria, evidenziando come “dibattito politico e scena mediatica dedicano scarsa attenzione a questo fenomeno, che ha enormi implicazioni etiche, sociali ed economiche“. Dopo aver analizzato crediti, debiti e saldi delle regioni, Gimbe può documentare “solo” che “il fiume di denaro scorre prevalentemente da sud a nord. Servono analisi più dettagliate“. Da qui la richiesta al ministro della Salute Giulia Grillo di “rendere disponibili tutti i dati sulla mobilità sanitaria“.
I cittadini possono esercitare il diritto di essere assistiti in strutture sanitarie di Regioni differenti da quella di residenza, alimentando il fenomeno della mobilità sanitaria interregionale. Un’etichetta che comprende la mobilità attiva, che identifica l’indice di attrattività di una Regione e rappresenta una voce di credito, e quella passiva, che esprime invece l’indice di fuga da una Regione ed è una voce di debito.
“Dall’elaborazione del report sulla mobilità sanitaria – spiega Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione Gimbe – è emerso che sono pubblicamente disponibili solo i dati economici sulla mobilità sanitaria aggregati in crediti, debiti e relativi saldi, ma non i flussi finanziari integrali che ciascuna Regione invia al ministero della Salute. E’ impossibile, dunque, effettuare analisi più dettagliate per chiarire numerosi aspetti della mobilità interregionale in Italia“. Nel 2017 il valore della mobilità sanitaria ammonta a 4.635,4 milioni, cifra che include anche i conguagli relativi al 2014 (218,9 milioni) e al 2016 (296,3 milioni), non ancora definitivamente approvati dalla Conferenza delle Regioni e delle Province autonome.
Le Regioni con maggiori capacità attrattive sono Lombardia (25,2%) ed Emilia Romagna (13,3%), che insieme ricevono oltre 1/3 della mobilità attiva; un ulteriore 27% viene attratto da Veneto (8,7%), Toscana (7,8%), Lazio (7,7%) e Piemonte (4,5%). Il rimanente 33% della mobilità attiva si distribuisce nelle rimanenti 15 Regioni, oltre all’ospedale Bambino Gesù (195,4 milioni) e all’Associazione dei Cavalieri italiani del sovrano militare Ordine di Malta (43,7 milioni). In generale, spiega Gimbe, esiste una forte capacità attrattiva delle grandi Regioni del Nord, a cui fa da contraltare quella estremamente limitata delle Regioni del Centro-Sud, con la sola eccezione del Lazio.
Le Regioni con maggiore indice di fuga dei propri residenti sono Lazio (13,9%) e Campania (10,1%) che insieme contribuiscono a quasi il 25% della mobilità passiva; un ulteriore 29% riguarda Lombardia (7,7%), Calabria (7,5%), Puglia (7,4%), Sicilia (6,5%) e il 46,8% si distribuisce nelle rimanenti 15 Regioni. “Dalla valutazione comparativa dei saldi – puntualizza Cartabellotta – emerge che le Regioni con saldo positivo superiore a 100 milioni di euro sono tutte del Nord, mentre quelle con saldo negativo maggiore di 100 milioni sono tutte del Centro-Sud“.
Nel dettaglio, il saldo positivo supera abbondantemente i 100 milioni di euro in Lombardia (808,7 mln), Emilia Romagna (357,9 mln), Toscana (148,3 mln) e Veneto (161,4 mln). In sostanziale equilibrio Molise, Umbria, Friuli Venezia Giulia, Provincia autonoma di Bolzano, Valle d’Aosta, Provincia autonoma di Trento. Veniamo ai segni meno. Hanno un saldo negativo ‘moderato’ (da 38 a 72 milioni) Basilicata, Liguria, Piemonte, Marche, Sardegna, Abruzzo, mentre si superano i 100 milioni in Puglia (-181 mln), Sicilia (-239,8 mln), Lazio (-289,2 mln), Campania (-302,1 mln), Calabria (-319,5 mln).
Il report Gimbe propone “un nuovo indicatore, il ‘saldo pro-capite di mobilità sanitaria’, che permette di analizzare e interpretare i saldi in relazione alla popolazione residente – precisa Cartabellotta –determinando una ricomposizione della classifica, da cui emergono due dati molto rilevanti: il Molise sale sul podio insieme a Lombardia ed Emilia Romagna, mentre peggiora ulteriormente la posizione della Calabria, dove ciascun cittadino residente ha un saldo pro-capite negativo di 163 euro, superiore alla somma del saldo pro-capite positivo di Lombardia ed Emilia Romagna“.
“Considerata la complessità del fenomeno della mobilità sanitaria – conclude – con i dati attualmente disponibili è impossibile effettuare analisi più dettagliate. Ecco perché la Fondazione Gimbe chiede ufficialmente al ministro della Salute di rendere pubblicamente disponibili tutti i dati sulla mobilità sanitaria che le Regioni trasmettono al ministero. Questo permetterebbe di analizzare, per ciascuna Regione, la distribuzione delle tipologie di prestazioni erogate in mobilità, la differente capacità di attrazione di strutture pubbliche e private accreditate e la Regione di residenza dei cittadini che scelgono di curarsi lontano da casa, per identificare quali dinamiche regolano le varie tipologie di mobilità regionale, di cui alcune sono ‘fisiologiche’ ed altre francamente ‘patologiche’“.