Un micro-team composto da un infermiere care manager (Icm) e due assistenti, uno sanitario e uno amministrativo, che possono riceve il paziente dell’ambulatorio di medicina generale e aiutare il camice bianco in alcune attività che oggi sottraggono tempo all’assistenza e alle visite.
E’ la proposta avanzata in Gran Bretagna dall’associazione no-profit The King’s Fund. Secondo l’associazione – riporta il ‘Telegraph’ – c’è una “grave carenza di medici di medicina generale e occorre trovare delle soluzioni. Gli assistiti non dovrebbero sempre aspettarsi di vedere di default il dottore”.
“Ci sono modelli che hanno creato relazioni più forti tra professionisti – spiega l’associazione – allontanandosi dallo schema tradizionale medico-paziente. Quella del micro-team ad esempio, che coinvolge un nucleo di professionisti che comprende anche il medico di famiglia, può essere d’aiuto per supportare quest’ultimo nel gravoso lavoro quotidiano con tanti pazienti. Rispondendo anche meglio alle richieste di visite, appuntamenti e richieste varie, che arrivano dagli assistiti”.
E in Italia? La Regione Toscana con una delibera aveva lanciato nel giugno scorso il progetto dell’infermiere di famiglia per dare una risposta all’aumento delle cronicità e per sviluppare l’assistenza territoriale.
Il progetto ha però generato non poche polemiche con la presa di posizione non proprio entusiasta della Federazione nazionale dei medici di medicina generale (Fimmg) che ha chiesto alla Regione Toscana “di non dar seguito alla sperimentazione proposte nella attesa di una convocazione a un tavolo per definirne insieme i compiti e le funzioni dei professionisti coinvolti e gli obiettivi che la regione si pone con questa delibera” ricordando in una nota di luglio “che ai sensi dell’833 e del 229, la responsabilità globale del cittadino è affidata al medico di medicina generale e che la diagnosi e la terapia sono compiti inderogabili dei medici”.