Evitare il termine tumore nelle diagnosi se il rischio è basso

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Una revisione di terminologia nelle diagnosi di tumore per ridurre l’incidenza di dannosi trattamenti eccessivi, evitando il termine nelle condizioni a basso rischio con l’obiettivo di proteggere molti pazienti da trattamenti aggressivi e da sofferenze.

E’ quanto chiedono i ricercatori dell’University of Sydney e della Bond University, in una analisi pubblicata sul British Medical Journal. Non è ormai possibile ignorare le crescenti evidenze, che dei termini come ‘tumore’ aumentano il rischio che i pazienti scelgano trattamenti aggressivi, rispetto a pazienti cui viene detto che vi sono ‘lesioni’ o cellule ‘anormali’, scrivono i ricercatori.

“Le evidenze suggeriscono che non è più consigliabile dire ai pazienti con una condizione a rischio molto basso che hanno il cancro”, scrivono Brooke Nickel dell’University of Sydney e Ray Moynihan della Bond University. Una volta che viene pronunciata la parola, molti pazienti con condizioni precancerose o di crescita molto lenta trovano insostenibile affrontare la sorveglianza attiva (in cui sono attentamente monitorati i cambiamenti nelle condizioni), anche quando e’ quello il consiglio medico.

“Questi pazienti riferiscono di non riuscire più a pensare ad altro, e sono pronti a qualsiasi cosa per liberarsi del pensiero. Possono trovarlo terrificante”, aggiungono. “E’ radicato da tempo che il tumore fa sempre paura e che porta alla morte. Ma quando c’e’ evidenza che una condizione è a basso rischio e che potrebbe essere sovra-diagnosticata e sovra-trattata, chiamarla cancro può fare più male che bene”.

Migliori programmi di screening e test sempre più sensibili possono ora individuare facilmente crescite e anormalità anche minori come il ductal carcinoma in situ (DCIS). In molti casi, piccole anormalità non progrediranno fino a causare danno, se non sono individuate e non trattate. Ma una volta trovate è difficile non fare qualcosa”. I tipi di cancro che possono essere considerati per un diverso termine sono il tumore alla prostata localizzato, il DCIS di grado basso e intermedio, e il tumore alla tiroide intratiroidale papillaria, suggeriscono gli autori.

La sorveglianza attiva e’ un’opzione raccomandata per il cancro alla prostata localizzato, eppure ricerche internazionali indicano che la maggior parte degli uomini optano per la prostatectomia o terapia radicale. Rinominare il cancro e’ stato gia’ fatto con successo in passato, come nelle anormalita’ cervicali individuate durante Pap smear e alcuni tumori alla vescica.

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