Bussi, Wwf e Legambiente: “Sentenza da incubo, bonifica in salita”

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“La sentenza della Cassazione, ribaltando le conclusioni della Corte d’Assise d’Appello dell’Aquila, ha sancito che non ci sono o non sono individuabili colpevoli per quella che è stata definita la discarica abusiva più grande d’Europa. Una situazione paradossale, che complica anche le prospettive di bonifica, per la quale il futuro e’ a questo punto di nuovo tutto da scrivere”. Lo affermano Wwf e Legambiente in una nota, all’indomani della sentenza della Cassazione sulla megadiscarica di Bussi sul Tirino (Pescara).

“La sentenza è un vero incubo per gli abruzzesi – dichiara il presidente regionale di Legambiente, Giuseppe Di Marco – Tutto si conclude con annullamenti e prescrizioni. Queste ultime non possono non richiamare alla mente il gravissimo ritardo politico nell’approvazione della cosiddetta legge sugli ecoreati, intervenuta solo nel 2015 dopo oltre 20 anni. Quella legge, oltre ad aver inserito specifiche fattispecie di reato nel codice penale, prevede tempi di prescrizione piu’ lunghi, fino a 30 anni e anche 45 in presenza di aggravanti, ma è purtroppo inapplicabile al caso Bussi. Questo problema, già sollevato nella sentenza eternit, contribuisce a scrivere un’altra triste pagina italiana in questa battaglia di civilta’“.

Il delegato regionale Wwf Abruzzo, Luciano Di Tizio, ricorda che “nel 1972 l’assessore comunale di Pescara Giovanni Contratti denunciò il problema e puntò l’indice contro Montedison. Il risultato fu per lui una sorta di damnatio memoriae, mentre la questione inquinamento veniva dimenticata, salvo riesplodere nel 2007 con le conseguenze note. Questa sentenza segna il sostanziale fallimento di una classe politica che, salvo poche lodevoli eccezioni, ha clamorosamente mancato ai propri doveri di difesa della salute e dei reali interessi dei cittadini“.

Sconfitto è lo Stato che dopo 11 anni di processo arriva ad accertare che non vi sono responsabilità o che quelle che forse vi erano sono prescritte – commenta l’avvocato Tommaso Navarra che ha rappresentato le due associazioni nella fase processuale – Noi continueremo una battaglia di civiltà, anche giuridica, consapevoli che lo dobbiamo alla nostra storia e alle nostre future generazioni. Tutti devono sapere che continueremo a controllare il territorio, denunciare gli abusi e chiedere a voce forte e alta quella Giustizia che oggi ci e’ stata negata”.

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