Dal 16 al 21 settembre a Giardini Naxos (Messina) ENEA organizza la 30a edizione del Symposium on Fusion Technology (SOFT 2018), una delle conferenze internazionali più importanti nel campo dell’energia da fusione nucleare. Oltre 1.000 tra scienziati, espositori e rappresentanti dell’industria da tutto il mondo si confronteranno su progressi e novità più rilevanti nel percorso per riprodurre i meccanismi dell’energia delle stelle e garantire una fonte inesauribile, sicura, pulita, in grado di soddisfare i consumi energetici in costante crescita.
Alla cerimonia di apertura al Teatro Antico di Taormina (domenica 16 settembre, ore 17:15) interverranno, tra gli altri, il vice direttore generale “Ricerca e Innovazione” della Commissione europea Patrick Anthony Child, il direttore generale del progetto internazionale ITER Bernard Bigot, il sindaco di Taormina Mario Bolognari e il presidente dell’ENEA Federico Testa.
Nell’ambito della cerimonia saranno assegnati il SOFT Innovation Prize, riconoscimenti in denaro della Commissione europea per premiare i tre progetti di ricerca sulla fusione distintisi per l’eccellenza delle innovazioni e la capacità di trasferimento all’industria.
Il summit sarà anche l’occasione per presentare alle PMI e alle industrie le grandi opportunità offerte dai programmi di ricerca sulla fusione nell’ambito di Industry Day, una giornata informativa con meeting e incontri B2B (martedì 18 settembre, ore 9:30).
Questo grande evento internazionale apre una stagione che vede l’Italia protagonista nel settore: infatti, a fine novembre nel centro ENEA di Frascati inizieranno i lavori per la realizzazione dell’impianto di ricerca DTT (Divertor Tokamak Test), un polo di eccellenza internazionale sulla fusione che vedrà coinvolte oltre 1.500 persone, con un ritorno stimato di 2 miliardi di euro, a fronte di un investimento di circa 500 milioni di euro. Servirà per fornire risposte ad alcune delle maggiori problematiche della fusione, come la gestione dei grandi flussi di potenza e i materiali da utilizzare in presenza di temperature elevatissime, rappresentando una sorta di “anello” di collegamento tra il progetto ITER e il reattore DEMO che dal 2050 produrrà energia elettrica da fusione.