Chirurgia: intervento innovativo per chiusura forame ovale nel cuore

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Intervento innovativo eseguito per la prima volta in Piemonte nel laboratorio di Emodinamica della Cardiologia a Rivoli: si tratta di un particolare intervento di chiusura del forame ovale pervio in una paziente di 21 anni che è stata dimessa il giorno successivo completamente guarita.

“Il forame ovale pervio del setto interatriale è in pratica un piccolo foro tra l’atrio destro e l’atrio sinistro del cuore; è una condizione clinica molto comune, presente normalmente in 1/4 della popolazione, ma occasionalmente si può associare al passaggio di un coagulo di sangue dal cuore destro al sinistro e causare una embolia cerebrale – sottolinea il direttore della Cardiologia di Rivoli Ferdinando Varbella Alcuni anni fa questa patologia aveva suscitato molto interesse perché ad essere colpito da embolia era stato un famoso calciatore poi sottoposto ad intervento tradizionale”. 

“Anche in questo caso la giovane paziente ha avuto una diagnosi di ischemia cerebrale (cioè una sofferenza di un’area del cervello dovuta al mancato apporto di sangue) e per questo è stata ricoverata presso il reparto di Neurologia diretto da Salvatore Amarù, ove è stata trattata con completo recupero – aggiungo i sanitari – Qui è stata riscontrata la presenza del forame ovale pervio, responsabile dell’evento. La sera prima del ricovero in pronto soccorso la paziente aveva avvertito una sintomatologia caratterizzata da afasia espressiva (cioè difficoltà nell’espressione del linguaggio) e deficit di forza e sensibilità della parte destra del corpo. La diagnosi è stata confermata dalla risonanza magnetica nucleare e dall’ecocardiografia transesofagea”.

L’intervento di ‘riparazione cardiaca’ è stato eseguito dal responsabile dell’Emodinamica, Francesco Tomassini, coadiuvato da Matteo Montorfano dell’ospedale San Raffaele di Milano con un dispositivo che non comporta impianto di protesi permanenti a differenza del dispositivo tradizionale che è costituito da due voluminosi dischi di metallo i quali rimangono per sempre dentro il cuore, richiedono trattamento antiaggregante, possono causare aritmie e in rari casi erosione delle strutture adiacenti. La tecnica utilizzata è di tipo microinvasiva e non comporta la presenza permanente di corpi estranei nel cuore.

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