Medicina, la psoriasi ispirà “Lolita”? Nabokov letto dai dermatologi

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Non solo Lolita. Fra le ‘muse’ di Vladimir Nabokov, autore del romanzo-scandalo datato 1955 e della sceneggiatura del film con cui Stanley Kubrick lo traspose sul grande schermo nel ’62, con ogni probabilità ce n’è anche una di cui lo scrittore avrebbe fatto volentieri a meno: la psoriasi, malattia della pelle che lo afflisse per decenni e che lui raccontò più volte nelle lettere alla moglie Vera.

Proprio dopo avere analizzato le missive inviate alla consorte dal 1923 al 1977, l’anno in cui Nabokov morì a 78 anni, un gruppo di dermatologi francesi conclude che la patologia ha avuto un “impatto psicologico particolarmente importante negli anni che l’autore trascorse a Parigi”.

La città dove scrisse ‘Lolita’, e che in questi giorni ospita il Congresso dell’European Academy of Dermatology and Venereology. Il singolare studio viene presentato al 27esimo meeting dell’Eadv come poster, firmato da Laurie Rousset dell’Hôpitaux de Paris e dai colleghi Bruno Halioua e Céline Bernardeschi.

“Molte pubblicazioni parlano della psoriasi di Vladimir Nabokov, ma nessuno si è interessato alle sue ripercussioni psicologiche”, spiegano i ricercatori che hanno deciso di colmare questa lacuna utilizzando come fonte bibliografica ‘Lettere a Vera’, un testo del 2017 in cui Brian Boyd e Olga Voronina raccolgono e traducono la corrispondenza fra lo scrittore e la moglie. Nabokov accennò per la prima volta alla psoriasi che lo tormentava il 7 luglio del 1936, facendo riferimento a un attacco superato in seguito a un’esposizione solare. Ma la crisi peggiore lo colpì fra gennaio e maggio del 1937, mentre si trovava a Parigi dove si era rifugiato scappando dalla Germania di Hitler. “Sono così torturato”, scrive Nabokov.

“Tutto andrebbe bene se non fosse per questa dannata pelle”, aggiunge in un altro passaggio. La malattia “ha raggiunto dimensioni finora mai viste“, si sfoga ancora, ed “è particolarmente spiacevole che anche il mio viso sia chiazzato”. 

Nabokov racconta alla moglie le “sofferenze indescrivibili” che lo portarono “a un passo dal suicidio”. Ma oltre al dolore c’erano il fastidio per il prurito “mostruoso” (“la cosa più terribile”, tanto che “a volte ho pensato di impazzire”); l’insonnia e i suoi strascichi (“a causa del prurito furioso non dormo di notte e questo influenza molto il mio umore”); la vergogna per i segni della malattia, che sfiorava l’ossessione con “pensieri costanti della mia biancheria intima insanguinata”, “in uno stato troppo imbarazzante anche per darla a Jeanne”, la signora che lo aiutava in casa.

“Secondo il suo biografo Boyd”, commentano gli studiosi, la psoriasi di Nabokov avrebbe avuto come “fattore scatenante l’angoscia che provava nel tradire la moglie con Irina Yurievna Guadanini che più tardi ispirò il personaggio di Lolita”. Ma più maliziosamente, si legge, “qualcuno potrebbe anche chiedersi se forse Nabokov non abbia esagerato la gravità dei suoi sintomi per tranquillizzare la gelosa consorte, convincendola che le condizioni della sua pelle non gli permettevano rapporti con altre donne”.

 

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