Fare promesse al proprio cuore e mantenerle, imparando a prendersene cura fin da piccoli. Perché è nei primi 1.000 giorni di vita che si decide il futuro della nostra salute. E’ il monito degli esperti riuniti oggi a Milano in vista del 29 settembre, Giornata mondiale per il cuore, promossa nel nostro Paese dalla Fondazione italiana per il cuore-Fipc insieme a Conacuore, quest’anno in collaborazione con la Regione Lombardia. Se le conosci le eviti: suona così la riflessione degli specialisti che evidenziano come, benché le malattie cardiovascolari siano la prima causa di morte nella Penisola, responsabili del 44% sul totale decessi, solo il 38% dei pazienti ad alto rischio è davvero consapevole della propria condizione.
La Giornata mondiale per il cuore partecipa alla campagna ‘25by25‘ dell’Organizzazione mondiale della sanità, che sollecita tutte le nazioni a mettere in atto alleanze e le migliori strategie per ridurre entro il 2025 il 25% dei decessi prematuri causati dalle malattie croniche non trasmissibili come le patologie di cuore e vasi, e da quelle strettamente collegate come il diabete. A settembre e nei mesi successivi sono in programma numerosi eventi aperti al pubblico, con visite gratuite e distribuzione di materiale informativo, organizzati da enti locali, ospedali, Asl, associazioni di pazienti, realtà pubbliche o private, per sensibilizzare a prendersi cura in prima persona del proprio cuore. E l’incontro meneghino, ospitato a Palazzo Lombardia, apre un dialogo tra esperti e Istituzioni.
“Ormai mancano solo 2.655 giorni per raggiungere il gol ’25by25′ richiesto dall’Oms nel 2011 – afferma Emanuela Folco, presidente della Fipc – Con il dibattito aperto quest’anno dalla Giornata mondiale per il cuore vogliamo sottolineare l’importanza della responsabilità di ciascun cittadino, della classe medica e delle Istituzioni a mantenere e promuovere le buone pratiche e i corretti stili di vita, come dice il motto della Giornata 2018: facciamo delle promesse al nostro cuore e manteniamole. Per questo, nella Giornata mondiale per il cuore invitiamo tutti a condividere le promesse fatte al proprio cuore con #WorldHeartDay“.
“Il principale obiettivo per la prevenzione delle malattie cardiovascolari – sottolinea Paolo Magni, dell’università degli Studi di Milano e della Fipc – è migliorare le buone pratiche per quanto concerne i fattori modificabili (alimentazione, attività fisica, fumo e alcol, inquinamento) secondo modalità personalizzate e consolidabili nel tempo, e adottare appropriate strategie di screening per identificare in modo individuale i fattori non modificabili di carattere genetico/epigenetico. La combinazione di questi due approcci, associata a una migliore consapevolezza del rischio cardiovascolare anche quando si è giovani o adulti e ‘si sta bene’, favorisce un atteggiamento proattivo, con benefici per la salute cardiovascolare della singola persona e con migliori usi delle risorse disponibili da parte della comunità“.
“Adottare e promuovere scelte di vita salutari al fine di ridurre il rischio di malattie cardiovascolari è una priorità di Regione Lombardia – dichiara l’assessore al Welfare, Giulio Gallera – Perché se è vero che ogni anno le malattie cardiovascolari sono responsabili di 17,5 milioni di morti premature nel mondo, è d’obbligo ricordare che queste patologie sono in buona parte prevenibili adottando ogni giorno scelte di salute. La prevenzione è dunque fondamentale e per questo Regione Lombardia ha come obiettivo quello di rendere sempre più consapevoli i cittadini attraverso programmi che fanno capo al Piano regionale prevenzione: reti per la promozione della salute negli ambienti di lavoro; scuole che promuovono salute; promozione della salute del bambino e della mamma nel percorso nascita; promozione di stili di vita favorevoli alla salute nelle comunità; prevenzione della cronicità“.
Sergio Pecorelli, dell’università degli Studi di Brescia e della Giovanni Lorenzini Medical Foundation di Milano e New York, nota come studi epidemiologici condotti a partire dagli anni ’80 hanno mostrato che “la nostra salute si prepara ed è programmata nei nostri primi mille giorni di vita“, e che “l’origine di molte malattie trasmissibili complesse va ricercata nelle influenze che l’ambiente esercita sul nostro genoma già dal concepimento e fino al compimento dei primi 2 anni. E’ da qui, dunque, che parte la prima linea della prevenzione“.
Ma il cuore si ammala, che fare? “Oltre che a un approccio terapeutico mirato, affiancato da corretti stili di vita – spiega Pablo Werba, Unità di prevenzione aterosclerosi del Centro cardiologico Monzino Irccs di Milano) – è necessario lavorare a una prevenzione cardiovascolare come atto di medicina di precisione, intesa come l’adozione di strategie diagnostiche e terapeutiche basate sul singolo paziente, considerando, accanto all’intero quadro patologico, l’ambiente familiare e sociale, lo stile di vita, il lavoro e la condizione economica, lo status psicologico e clinico, parametri biochimici nonché il patrimonio genetico. Oggi approcci apparentemente più aggressivi anche in prevenzione secondaria, in base alle caratteristiche del paziente, hanno dimostrato di poter ottenere significativi miglioramenti nella riduzione della mortalità per cause cardiovascolari“. Gli esperti invitano infatti a considerare che “chi sopravvive a un infarto diventa un malato cronico“, con una qualità di vita pesantemente condizionata, nonché “notevoli costi diretti e indiretti per la società”.
Ipertensione, obesità, profilo anomalo dei grassi nel sangue e diabete – patologia quasi raddoppiata in 30 anni con numeri attesi in crescita esponenziale – sono tra i fattori di rischio cardiovascolare più frequenti e riconosciuti, osserva Anna Vittoria Mattioli dell’università degli Studi di Modena e Reggio Emilia, Istituto nazionale per le ricerche cardiovascolari. In particolare, “un miglioramento nel controllo del rischio cardiovascolare nel paziente diabetico si può ottenere con una diagnosi precoce di diabete, un corretto stile di vita (alimentazione equilibrata e attività fisica costante), una terapia adeguata e una gestione multidisciplinare e integrata“.
I progressi della ricerca scientifica – proseguono gli specialisti – forniscono al medico “sempre più strumenti diagnostici e terapeutici adeguati alla personalizzazione della strategia, rendendo possibile una medicina cardiovascolare di precisione” che anche le Istituzioni e le associazioni di pazienti hanno il compito di diffondere. “Molte persone – osserva Giuseppe Ciancamerla, presidente di Conacuore – conoscono e contattano le associazioni di volontariato per il paziente cardiopatico, come quelle coordinate da Conacuore, dopo un ricovero o un periodo di riabilitazione, in cerca di informazioni e di una rete di supporto assistenziale che altrimenti spesso in Italia ricade sui familiari. E’ nostro compito cercare di far fronte a queste richieste là dove si evidenziano carenze del sistema sanitario nazionale, ma non è tutto. La missione è mettere in atto iniziative di informazione e sensibilizzazione, in collaborazione con enti e Istituzioni, rivolte a tutti i cittadini, con particolare attenzione ai più giovani“.