L’importanza di trovare strumenti di credibilità che contrastino la disinformazione e le fake news, vera e propria “patologia dell’informazione” dei nostri tempi, che nel campo della medicina e della salute in genere sta avendo effetti diretti, immediati e negativi. Se ne è parlato oggi a Caserta, in occasione di un convegno organizzato dalla Fondazione Neuromed nel Complesso Monumentale Belvedere di San Leucio.
L’evento ha chiuso la serie di iniziative del Progetto ‘B-Future’ inquadrato nella ‘Notte europea dei ricercatori’: nel corso di una settimana, il centro di ricerche dell’Irccs Neuromed di Pozzilli (Isernia) e il Polo di ricerca Neurobiotech di Caserta hanno ospitato studenti e cittadini con lo scopo primario di avvicinare scienza e società.
Numerosi gli esponenti del mondo dell’informazione, della scienza e delle istituzioni che si sono confrontati sull’evoluzione e le dinamiche del fenomeno della disinformazione in campo scientifico, soprattutto medico. E i pericoli maggiori, in questo campo, corrono soprattutto sul web.
“Oggi i cittadini si rivolgono al web in maniera predominante, perché è uno strumento sempre disposizione – ha osservato Maria Novella Luciani, dirigente del ministero della Salute, direzione generale ricerca e innovazione in sanità – Il problema è che lo strumento web ci conosce molto meglio di quanto noi conosciamo noi stessi. Conosce i nostri bisogni, le nostre paure, le nostre necessità. Di conseguenza, spesso ci fornisce direttamente le riposte che già ci attendiamo. E questo – avverte – sta diventando pericolosissimo, perché i cittadini non distinguono più i siti istituzionali che parlano di salute da quelli che sfruttano questo argomento come veicolo di tipo commerciale”.
Per gli esperti intervenuti al meeting c’è bisogno di promuovere una cultura scientifica, innestare il dubbio dell’informazione, della ricerca, della certificazione della fonte. Secondo Giovanni de Gaetano, presidente Irccs Neuromed, le fake news “mettono in risalto un problema della societa italiana, ovvero quello della dissociazione tra cultura classica e cultura scientifica. Su questo dobbiamo lavorare molto – ammonisce – coinvolgere i ragazzi con programmi nelle scuole. I giovani – ribadisce – devono capire che non si può parlare ‘per sentito dire’ o per ideologie o slogan. Ogni affermazione deve essere documentata e basata sull’evidenza”.
La ricercatrice e senatrice Elena Cattaneo ha inviato un videomessaggio nel quale ha sottolineato come gli scienziati dovrebbero “spiegare il loro lavoro di ricerca e fare da argine alla disinformazione. La nostra vita è difficilissima – ha aggiunto – e per arrivare a dei risultati ci vogliono anni di duro lavoro. Questo, forse, ci isola dal resto della società. Non frequentando i luoghi pubblici della discussione, questi vengono popolati da ciarlatani. Gli scienziati dovrebbero essere delle sentinelle a disposizione dei cittadini per aiutarli ad avere informazioni rilevanti in tema di salute. La scienza deve invadere il dibattito pubblico”.
Per Luigi Frati, direttore scientifico dell’Irccs Neuromed, nella lotta alle fake news “è importante il coinvolgimento dei mass media, perché il prodotto della ricerca scientifica finisce su pubblicazioni quasi ad uso esclusivo degli addetti ai lavori. Il mondo dell’informazione è importante perché può fare da rimbalzo a queste notizie, a quelle vere, che possono portare beneficio ai cittadini”, ha sostenuto Frati.
Dello stesso avviso il presidente della Fondazione Neuromed, Mario Pietracupa: “Per contrastare questo fenomeno dobbiamo investire in cultura, sensibilizzare i nostri interlocutori ad aggiornarsi, per non essere tratti in inganno. Gli operatori dell’informazione devono poter essere in grado di veicolare informazioni veritiere, accertate. Anche perché nel campo della sanità le fake news possono fare davvero male, e mettere a rischio la salute delle persone“, conclude.