Prosegue con indagini a tappeto l’inchiesta epidemiologica e microbiologica sui casi di polmonite registrati in numerosi comuni delle Provincie di Brescia e di Mantova da inizio settembre. A fare il punto è l’Istituto superiore di sanità, in un report pubblicato online sul portale ‘Epicentro’, in cui si precisa che “dopo aver controllato la rete di distribuzione dell’acqua potabile è stata esclusa la possibilità di collegamenti tra i diversi Comuni coinvolti”.
“Sono comunque stati effettuati campionamenti alla rete idrica e nelle abitazioni dei soggetti con diagnosi di legionellosi. Ora il campionamento per la ricerca del batterio Legionella pneumophila si sta concentrando sulle torri di raffreddamento degli insediamenti industriali della zona”, prosegue l’Iss ricordando che “tutti i comuni interessati sono situati vicino al fiume Chiese”.
L’inchiesta è ancora in corso, sottolinea l’istituto, ed è “finalizzata a trovare un’eventuale esposizione comune quale: frequentazione di ambienti sia lavorativi che di svago o attività commerciali, partecipazioni ad eventi pubblici o altro. Sono inoltre in corso azioni specifiche per identificare la fonte e i metodi di trasmissione del batterio”. Sulla base dei dati al 10 settembre, informa l’Iss, “i soggetti coinvolti sono principalmente maschi (circa il 70%), prevalentemente anziani o persone con condizioni di immunosoppressione e/o con fattori di rischio (come l’abitudine al fumo)”.
Poiché la diagnosi di legionellosi è stata confermata principalmente nella giornata del 10 settembre (fino alla mattina i casi confermati erano solo 2), l’indagine epidemiologica è ora “orientata verso un cluster di legionellosi”, spiega ancora l’Iss.
“Al momento prosegue la ricerca clinica sui singoli casi per confermare l’agente eziologico delle polmoniti nei pazienti ricoverati. Tutti i casi di polmonite saranno testati per la legionella con più di un metodo diagnostico, poiché inizialmente tutti i casi risultavano negativi all’antigene urinario”.
Allertati sia i pronto soccorso che i medici di medicina generale e di continuità assistenziale. Mentre i sindaci coinvolti (immediatamente convocati dall’autorità sanitaria locale di Brescia) hanno ricevuto linee guida per la comunicazione del rischio alla popolazione, sottolineando che attualmente non ci sono motivi per limitare l’uso dell’acqua. Le Ats interessate hanno informato la popolazione anche attraverso i loro siti istituzionali. E con le Asst locali sono tuttora impegnate nelle indagini, in stretto raccordo con la Direzione generale Welfare (Uo Prevenzione), l’Istituto superiore di sanità e il ministero della Salute.