Le sigarette elettroniche stanno diventando sempre più popolari come alternativa senza fumo alle sigarette tradizionali, ma gli effetti sulla salute sono oggetto di dibattito tra la comunità scientifica e quella produttrice di tabacco. Anche se le aldeidi, sostanze chimiche note per provocare tumori negli umani, sono state identificate nelle emissioni delle sigarette elettroniche da numerosi studi, esiste un certo disaccordo sulla possibilità che queste tossine, presenti in grandi quantità, siano nocive per coloro che utilizzano i dispositivi.
Ora, uno studio pilota, pubblicato recentemente e condotto dai ricercatori del Desert Research Institute (DRI) e dell’University of Nevada, Reno, dimostra che notevoli quantità di sostanze chimiche in grado di causare tumori vengono assorbite dal tratto respiratorio durante una tipica sessione di vaping, evidenziando i potenziali rischi per la salute che l’azione crea. “Finora, gli unici studi sull’assorbimento respiratorio delle aldeidi durante il fumo erano stati condotti sugli utilizzatori di sigarette tradizionali. Si sa poco di questo processo per gli utilizzatori di sigarette elettroniche e comprendere i rischi unici che il vaping genera per gli utenti è fondamentale per determinarne la rilevanza tossicologica”, ha dichiarato Vera Samburova, professoressa associata del DRI e autrice principale dello studio.
Samburova ha analizzato i rischi per la salute associati alle sigarette elettroniche per diversi anni. I risultati pubblicati confermano che durante la scomposizione chimica dei liquidi aromatizzati delle sigarette elettroniche si formano livelli pericolosi di aldeidi che vengono emesse nei vapori. Nel suo studio, Samburova e il suo team hanno valutato l’esposizione degli utilizzatori di sigarette elettroniche a questo tipo di pericolose sostanze chimiche analizzando il respiro di 12 utenti prima e dopo l’utilizzo dei dispositivi. Durante questo processo, hanno determinato l’aumento della concentrazione di aldeidi nel respiro e la quantità che veniva assorbita dai polmoni.
“Abbiamo scoperto che la concentrazione media di aldeidi nel respiro dopo le sessioni di vaping era circa 10,5 volte maggiore rispetto a prima. Inoltre, abbiamo visto che la concentrazione di sostanze chimiche, come la formaldeide, nel respiro dopo il vaping era centinaia di volte inferiore rispetto a quella trovata nei vapori diretti delle sigarette elettroniche, il che suggerisce che una quantità notevole viene trattenuta nel tratto respiratorio degli utenti”, ha spiegato Samburova.
Il team di ricercatori ha fatto in modo che le condizioni del test riflettessero le sessioni di vaping della vita reale. La maggior parte dei partecipanti usava i propri dispositivi, i liquidi che conosceva di più e li inalava per la quantità di tempo a cui era abituata. Poiché sono state testate esperienze “normali”, i ricercatori confermano che le alte concentrazioni di aldeidi trovate in altri studi non sono limitate alle condizioni di laboratorio. “Il nostro studio pilota sottolinea i potenziali rischi per la salute associati alle aldeidi generate dalle sigarette elettroniche. In futuro, l’esposizione alle aldeidi delle e-cig dovrà essere assolutamente studiata con un set di partecipanti più ampio”, ha concluso Samburova.
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