Una ricerca italiana coordinata dalla Fondazione Irccs Istituto nazionale tumori di Milano e pubblicato su “Gastroenterology” ha rilevato che l’antidiabetico metformina riduce significativamente il rischio di progressione tumorale nei pazienti colpiti da tumore neuroendocrino del pancreas.
I ricercatori hanno osservato nelle persone diabetiche che assumono everolimus e/o analogo della somatostatina per il trattamento di un pNet una sopravvivenza libera da progressione (Pfs) più prolungata rispetto ai pazienti con pNet non diabetici, se trattati con metformina per il controllo del diabete di tipo 2.
“E’ nota la correlazione tra diabete di tipo 2, iperglicemia e aumentato rischio di sviluppo dei tumori. Oggi diverse evidenze scientifiche suggeriscono anche come l’assunzione di metformina, il farmaco ipoglicemizzante orale più utilizzato per il trattamento del diabete 2, sia associata a una diminuzione del rischio di ammalarsi di cancro e abbia una potenziale capacità antiproliferativa nel controllo della crescita tumorale. Capacità che si esplicherebbe attraverso un duplice effetto: il primo è metabolico indiretto, grazie alla riduzione dei livelli di glucosio, insulina e fattore di crescita insulino-simile (Igf1) nel plasma; il secondo si manifesta attraverso l’azione diretta della molecola su importanti vie intracellulari come quella detta di mTor, la cui disregolazione è implicata primariamente nei processi di cancerogenesi dei tumori neuroendocrini del pancreas,” spiegano gli autori principali dello studio Sara Pusceddu, dirigente medico, e Filippo de Braud, professore ordinario dell’università Statale di Milano e direttore del Dipartimento di oncologia medica dell’Int.
I ricercatori hanno consultato il database di 24 centri italiani e coinvolto nella valutazione 445 pazienti affetti da pNet, trattati con everolimus e/o analoghi della somatostatina dal 1999 al 2015. Di questi, 236 (53,3%) erano diabetici e 209 normoglicemici. Il 25,2% dei pazienti diabetici aveva ricevuto un trattamento con metformina, il 20,4% insulina e il 7,7% un counseling dietetico. La Pfs mediana era di 23,4 mesi, più prolungata nei diabetici (32 mesi) che nei non diabetici (15,1 mesi). Procedendo a un’analisi per sottogruppi, gli scienziati hanno osservato una Pfs significativamente superiore nei diabetici che ricevevano metformina (44,2 mesi) rispetto ai pazienti trattati con insulina o dieta (20,8 mesi). Questi ultimi registravano una prognosi più simile ai pazienti non diabetici, con una differenza nella Pfs non statisticamente significativa. Gli autori concludono che, “sebbene questo studio possa essere limitato dal disegno retrospettivo dell’analisi, i risultati ottenuti su quest’ampia casistica suggeriscono come l’aggiunta di metformina a un trattamento con everolimus e/o analoghi della somatostatina nei pazienti diabetici affetti da tumori neuroendocrini del pancreas possa fornire un beneficio clinico“.
Studi clinici prospettici (MetNet-1 e MetNet-2) sono attualmente in corso presso l’Irccs di via Venezian per confermare questi risultati preliminari, sia nei pazienti diabetici sia nei non diabetici affetti da tumori neuroendocrini.