Appropriatezza terapeutica e personalizzazione del trattamento con Vitamina D: è stato questo il focus della “Second International Conference on Controversies in Vitamin D”, summit globale, organizzato sotto l’egida del Glucocorticoid Induced Osteoporosis Skeletal Endocrinology Group (GIOSEG) che ha coinvolto oltre trenta dei massimi esperti a livello mondiale in una tre giorni scientifica interamente dedicata all’ormone del sole.
La convention che ha visto già di 30 esperti riunirsi a Monteriggioni (Siena), ha permesso di osservare ogni aspetto rilevante della Vitamina D. Attraverso l’analisi dei più recenti studi scientifici e il confronto sull’esperienza clinica, sono stati valutati e studiati elementi fondamentali come dosaggi, somministrazione, effetti scheletrici ed extrascheletrici con l’obiettivo di raggiungere un consenso sulle questioni ancora aperte, proseguendo così il lavoro iniziato l’anno scorso alla prima edizione del Meeting.
“Questo Summit rappresenta la naturale evoluzione di quanto abbiamo iniziato nel 2017 a Pisa – ha dichiarato Andrea Giustina, Professore Ordinario di Endocrinologia al San Raffaele di Milano, Presidente GIOSEG e Coordinatore del Comitato Scientifico del ‘Second International Conference on Controversies in Vitamin D’- un percorso che sta iniziando a dare risposte a tutte quelle domande cruciali per noi specialisti, la nostra pratica clinica e soprattutto per i pazienti, data l’importanza che la Vitamina D riveste per il loro benessere”.
La Vitamina D è sintetizzata principalmente dalla cute attraverso l’esposizione solare: essa aiuta l’organismo ad assorbire il calcio, diventando in tal modo essenziale nella salute dell’osso. E’ pertanto fondamentale evitarne una carenza, che potrebbe causare una ridotta mineralizzazione ossea e l’insorgenza di osteoporosi e rachitismo.
Tuttavia, a differenza di quanto si crede, si tratta di un ormone, pertanto occorre eseguire una corretta anamnesi del paziente per accertarne il deficit, eventualmente ricorrendo al test nei soggetti che presentano particolari condizioni di rischio e successivamente intervenire in maniera adeguata.
“Appropriatezza terapeutica e personalizzazione della cura devono essere le parole chiave nel trattamento di un paziente con ipovitaminosi D – ha detto Giustina – in primo luogo è fondamentale accertare il deficit e procedere con la somministrazione di colecalciferolo solo in quei pazienti che ne hanno reale necessità; in secondo luogo la somministrazione va modulata ad personam, in base alle caratteristiche del singolo individuo. Aspetti fisiologici – come una scarsa esposizione solare dovuta ai cambiamenti negli stili di vita – aspetti parafisiologici – invecchiamento o gravidanza, condizioni naturali in cui la carenza di vitamina D può intaccare la salute dell’osso (anche del feto) – e aspetti patologici concomitanti – celiachia, obesità o diabete e terapie croniche come quella cortisonica che limitano o influenzano l’assorbimento, la sintesi e all’azione della vitamina D – sono tutti elementi fondamentali da considerare quando si va a prescrivere una terapia di supplementazione. Il nostro compito è quello di promuovere una cultura dell’appropriatezza per evitare sia l’inefficacia della somministrazione sia l’insorgere di possibili effetti collaterali sia per un’ottimizzazione delle risorse”.
Gli argomenti affrontanti durante la ‘Second International Conference on Controversies in Vitamin D’ saranno oggetto di pubblicazioni scientifiche destinate agli specialisti con l’obiettivo di continuare a fare importanti passi avanti su un terreno sempre più condiviso, nonostante l’ambito così controverso, a vantaggio della pratica clinica e del benessere dei pazienti.