Allerta Meteo Roma, il senatore lancia l’allarme: “anche il Senato, Palazzo Madama, e il Pantheon sono a rischio alluvione. Non bisogna dimenticare”

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Nel 1870 una alluvione interessò l’area dove è ubicato il Senato della Repubblica Italiana. A proposito di allerte idrogeologiche e aree inondabili: sapete che Palazzo Madama, sede del Senato della Repubblica Italiana, è a rischio inondazione? Non solo palazzo Madama, anche il Pantheon e gli edifici circostanti dove sono ubicati gli uffici dei senatori come Palazzo Toniolo e Palazzo ISMA. Come si fa a dire? Semplice. Tra Piazza Toniolo e Piazza Capranica in un angolo con un viottolo che porta al Pantheon c’è una targa in marmo (vedi la prima immagine) nella quale è riportato il livello raggiunto dall’acqua del Tevere nell’alluvione del 1870: 1,80 m più in alto della sede stradale. La seconda immagine illustra sullo sfondo Piazza Toniolo mentre la terza immagine mostra il Pantheon sullo sfondo“. Lo dichiara tramite un post su facebook il geologo Franco Ortolani, senatore del M5S.

Riportando la quota raggiunta dall’alluvione del 1870 si evidenzia che Palazzo Madama, nel caso in cui si verifichi un evento alluvionale simile a quello del 1870, verrebbe sommerso per oltre un metro con conseguente allagamento dei locali a piano terra e di quelli interrati. 
La stessa cosa accadrebbe per Palazzo ISMA e Toniolo e per gli altri edifici circostanti dove sono ubicati altri edifici afferenti alle attività del Senato.
Naturalmente il rischio sarà stato preso in considerazione dai responsabili della sicurezza e saranno stati approntati idonei sistemi di allertamento ed evacuazione.
Sarà stato valutato anche l’impatto che una eventuale alluvione arrecherebbe ai servizi e sottoservizi alloggiati nei locali interrati.
Non so se sia stata considerata anche la possibilità di isolare idraulicamente gli edifici in modo da evitare che l’eventuale acqua del Tevere possa invadere l’interno degli edifici.

Come si vede dalla nota di seguito allegata diversi eventi idrologici eccezionali hanno interessato il bacino del Tevere prima che iniziasse l’accentuazione del cambiamento climatico che sta causando fenomeni piovosi molto significativi.
La domanda è: saranno sufficienti a contenere le acque di piena del Tevere le difese idrauliche realizzate in passato?
Con i muraglioni alti 12 metri il rischio di esondazione è diminuito ma si deve considerare che fenomeni locali, tipo l’ostruzione parziale del corso fluviale in corrispondenza dei ponti a causa di imbarcazioni e tronchi d’albero d’alto fusto che si possono incastrare, possono causare invasioni idriche dell’area urbana circostante. Altro problema potrebbe essere connesso ad eventuali piene eccezionali in seguito ad incidenti che possono interessare opere idrauliche a monte di Roma.
In conclusione, è possibile escludere che si possa verificare quanto accaduto nel 1870?
Noi speriamo di si!
Certo il problema esiste!

Copio da Roma Segreta.
“tragica fu quella del 28 dicembre 1870, con le acque che raggiunsero 17,22 metri, livello che non si raggiungeva dal 1637. Le vittime ed i danni causati dalla piena impressionarono talmente l’Italia, che aveva appena acquisito Roma come sua capitale, che Re Vittorio Emanuele, accorso nella città dove ancora non aveva messo piede, decise di adottare rimedi risolutivi. Nel 1871 l’allora ministro dei Lavori Pubblici Gadda nominò una commissione di ingegneri idraulici con il compito di esaminare sul luogo le condizioni del Tevere. Tra i diversi progetti che ne scaturirono, nel novembre 1875 fu approvato il progetto dell’ing. Canevari che prevedeva, in particolare, la costruzione di muri di contenimento, la rimozione dei ruderi dal fondo dell’alveo, l’ampliamento del ponte S.Angelo. I lavori iniziarono nel 1876 e terminarono nel 1926, anche se nel frattempo il fiume non perse l’occasione di inondare la città in altre due occasioni, nel 1900 e nel 1915. I muraglioni, tanto criticati dal punto di vista estetico, indubbiamente si dimostrarono con il tempo veramente efficaci, seppure a scapito di una sostanziale modifica di tutto l’ambiente tiberino, tra la demolizione di paesaggi e ambienti irripetibili di contorno e di strutture architettoniche, come i porti di Ripetta, di Ripa Grande o Leonino. Allontanate le minacce imprevedibili, il Tevere finì per seguire una sua storia, estraneo oramai sotto molti aspetti al contesto cittadino, perdendo in definitiva il suo millenario rapporto con Roma. Durante l’ultima piena del 1937 i muri di sponda contennero molto bene la corrente: pur raggiungendo livelli record, le acque causarono soltanto modesti allagamenti.

Qui di seguito riportiamo l’elenco delle inondazioni avvenute a Roma dal 1230 in poi: 2 febbraio 1230, 6 novembre 1277 (oltre i 16 m), 9 novembre 1379 (17 m), 30 novembre 1422 (17,32 m), 8 gennaio 1476 (17,41 m), 5 dicembre 1495 (16,88 m), 13 novembre 1514 (oltre i 16 m), 8 ottobre 1530 (18,95 m), 15 settembre 1557 (18,90 m), 10 novembre 1589 (oltre i 16 m), 24 dicembre 1598 (19,56 m), 23 gennaio 1606 (18,27 m), 22 febbraio 1637 (17,55 m), 7 dicembre 1647 (16,41 m), 5 novembre 1660 (17,11 m), 6 novembre 1686 (16 m), 2 febbraio 1805 (16,42 m), 10 dicembre 1846 (16,25 m), 28 dicembre 1870 (17,22 m), 2 dicembre 1900 (16,17 m), 15 febbraio 1915 (16,08 m), 17 dicembre 1937 (16,90 m).

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