Con la fibrillazione atriale, una forma di aritmia cardiaca, il normale ritmo del cuore è “fuori sincro”. Di conseguenza, il sangue potrebbe accumularsi nel cuore, formando coaguli che possono raggiungere il cervello, causando un ictus.
“Un flusso sanguigno compromesso causato dalla fibrillazione atriale potrebbe influenzare il cervello in una serie di modi. Sappiamo che quando l’età avanza, le possibilità di sviluppare la fibrillazione atriale aumentano, così come le possibilità di sviluppare demenza. Il nostro studio ha dimostrato una chiara connessione tra i due e ha svelato che assumere anticoagulanti potrebbe ridurre il rischio di demenza”, spiega Chengxuan Qiu, della Karolinska Institute and Stockholm University, in Svezia, autore di un nuovo studio pubblicato su Neurology, rivista medica dell’American Academy of Neurology.
Per lo studio, i ricercatori hanno analizzato i dati di 2.685 partecipanti con età media di 73 anni, che sono stati seguiti per una media di 6 anni. Nessuno dei partecipanti soffriva di demenza all’inizio dello studio, ma il 9% soffriva di fibrillazione atriale. Attraverso visite mediche e colloqui, i ricercatori hanno raccolto i dati medici e quelli sullo stile di vita dei partecipanti all’inizio dello studio e durante ogni visita di controllo. I partecipanti venivano controllati per la fibrillazione atriale, le abilità cognitive e di memoria e per la demenza.
“Nell’ipotesi che ci fosse una relazione di causa-effetto tra l’utilizzo di anticoagulanti e il rischio ridotto di demenza, noi abbiamo stimato che circa il 54% dei casi di demenza sarebbe stato ipoteticamente evitato se tutte le persone con fibrillazione atriale avessero assunto anticoagulanti. Si dovrebbero compiere ulteriori sforzi per aumentare l’uso di anticoagulanti tra le persone più anziane con fibrillazione atriale”, ha concluso Qiu.