Lo scontro tra navi tra Genova e Bastia avvenuto all’interno del perimetro del Santuario Pelagos “richiama l’attenzione sulla sicurezza nella navigazione ed in particolare sulle conseguenze che possono produrre eventuali incidenti”: lo spiega WWF Italia in una nota. “Nell’attesa che venga fatta piena chiarezza sulla collisione tra la motonave tunisina Ulisse e la portacontainer Cls Virginia che, per fortuna non ha provocato vittime, è evidente che la prima vittima di queste situazioni è l’ambiente marino. Con un traffico marittimo annuale stimato a 220.000 navi mercantili, la navigazione commerciale è particolarmente intensa nel Mediterraneo occidentale. Questo vale anche per il Santuario Pelagos (l’area protetta a livello internazionale dove è accaduto l’incidente) e le sue frontiere, dove sono presenti 2 degli 8 “nodi di concentrazione del traffico marittimo” (Genova e Marsiglia) individuati nell’intero bacino e una trentina di collegamenti al giorno assicurati da non meno di 8 compagnie di trasporto passeggeri tra la terraferma, la Corsica e la Sardegna.”
“Nonostante il meccanismo di sicurezza legato a Ramogepol si sia immediatamente attivato, cosa sarebbe successo se la collisione fosse avvenuta all’interno dello Stretto di Bonifacio, un’area estremamente fragile che continua ad essere esposta ad un traffico estremamente elevato?” Chiede la presidente del WWF Italia Donatella Bianchi che aggiunge: “Avremmo avuto un disastro ambientale in grado di mettere a rischio uno dei patrimoni naturali del nostro Paese, compresa l’area marina de La Maddalena”.
“L’area delle Bocche di Bonifacio è tra le zone paesaggisticamente più belle e ricche di biodiversità del Mediterraneo, con caratteristiche naturali di assoluta rilevanza ed unicità, come viene testimoniato dalla stessa istituzione della area marina protetta de La Maddalena. Si tratta, però, anche una zona di navigazione molto pericolosa, con un volume elevato di traffico di navi di ogni genere, comprese navi con carichi pericolosi (petroliere, chimichiere e gasiere). Per questi motivi, l’area gode di diversi provvedimenti e livelli di tutela, nazionali e transnazionali – continua Donatella Bianchi che aggiunge – “Come dimostra l’incidente a largo della Corsica, purtroppo, il pericolo non è solo legato alle navi che trasportano carichi pericolosi, come le petroliere o le chimichiere, ma anche alle enormi quantità di carburante che sono presenti nelle cisterne delle navi che costituiscono, di per se, un rischio”.
Dai dati ufficiali, rilevati dalle locali Capitanerie di Porto, sul traffico di navi e gli incidenti lungo le Bocche di Bonifacio, “possiamo in sintesi dedurre – prosegue la nota – che l’area è costantemente soggetta al rischio di inquinamento, a causa del notevole traffico marittimo che vi si svolge e della tipologia di navi che vi transitano: risulta dalle informazioni in nostro possesso che il 63% delle navi in transito sono classificate come “High/very High Risk”, secondo la metodologia IMO.
Tra le raccomandazioni dell’IMO (International Maritime Organization) che ha dichiarato l’area dello Stretto di Bonifacio e le zone circostanti come “Area marina particolarmente sensibile” (Particularly Sensitive Sea Area -PSSA) figura, infatti, l’attivazione del pilotaggio controllato. Dall’avvio della sperimentazione, però, le richieste di pilotaggio sono state solo 14. Nel 2018 3 su navi di grosso tonnellaggio (la più grande 86.000 t).
Dalle analisi del Bonifacio Strait Pilotage System emerge che in media ogni anno attraversano lo stretto di Bonifacio 3500 navi di cui (10% francesi, il 26% italiane ed il 64% battenti altre bandiere).
Ogni anno sono circa 50 le navi alle quali viene contestata la mancata osservanza delle “raccomandazioni” IMO quali Misure Associate di Protezione ambientale, ovvero il non rispetto delle rotte e/o la comunicazione con la stazione VTS come previsto. A questo si aggiunge la totale inosservanza dell’ultima raccomandazione: il pilotaggio, ad eccezione di una Compagnia (NYC Line), che pur non avendo l’obbligo ha rispettato le raccomandazioni IMO in toto, confermando altresì che continuerà a farlo anche in futuro.”