Il melanoma è un tumore della pelle sempre più diffuso. Nella maggior parte dei casi, si presenta come una chiazza scura simile ai comuni nevi cutanei. Nella sola Italia, in base ai dati diffusi dalla Fondazione Veronesi, ci sono 7.000 nuovi casi ogni 12 mesi.
Per fortuna, però, di melanoma si guarisce, sempre di più. Merito della ricerca, certo, ma anche di diagnosi precoci e di un approccio integrato, che chiama in causa il medico nucleare, l’anatomo-patologo, l’oncologo e il chirurgo plastico. E, una volta di più, non è per vanità.
A fare luce su tutto questo, durante il 67° Congresso Nazionale della Società Italiana di Chirurgia Plastica Ricostruttiva ed Estetica (Roma, 11-13 ottobre), c’è per la prima volta una sessione dedicata, presieduta dalla professoressa Adriana Cordova e con la collaborazione dell’Intergruppo Melanoma Italiano IMI, con cui la SICPRE è gemellata.
L’importanza di conoscere il sistema linfatico
“Il melanoma primario deve essere asportato da un chirurgo che conosce bene anche l’anatomia del sistema linfatico superficiale, in modo da orientare correttamente l’incisione – spiega Cordova -. E i chirurghi plastici conoscono bene il sistema linfatico”. Per capire l’importanza del sistema linfatico a proposito di melanoma, basta pensare che quando si asporta una neoformazione di spessore (Breslow) maggiore a 0,8 mm, o ulcerata, si procede con la biopsia del linfonodo sentinella.
“Un’errata incisione per l’asportazione di un melanoma del tronco – dice ancora Cordova – può compromettere l’identificazione del linfonodo sentinella o addirittura indirizzare le potenziali metastasi verso stazioni linfonodali diverse da quelle prevedibili”. Come dire, un’asportazione eseguita da un medico non specializzato può rendere più difficili le cure, e di conseguenza comprometterle.
Ancora – ma anche questo conta, quando si tratta di affrontare le terapie – per alcune categorie di pazienti rivolgersi al chirurgo plastico è meno “traumatizzante”.
“Il melanoma insorge soprattutto dopo i 50 anni, ma tra i tumori della popolazione giovanile è il più frequente – dice ancora Cordova -. I pazienti preferiscono rivolgersi a un chirurgo plastico perché dal chirurgo plastico si aspettano una cicatrice migliore. Quindi si preferisce il chirurgo plastico specialmente per l’intervento di “radicalizzazione”, in cui si ritorna nella sede della biopsia escissionale del melanoma primario per un’asportazione con margini tanto maggiori quanto più era spesso il melanoma”.
Melanoma Unit, il vantaggio del trattamento multidisciplinare
La necessità di diagnosi e trattamento multidisciplinare per il melanoma è alla base della costituzione delle Melanoma Unit, che non coprono ancora tutto il territorio nazionale, ma di cui si sente fortemente l’esigenza. Anche per il melanoma, come per il tumore della mammella, la diagnosi precoce e l’approccio integrale sono determinanti per la guarigione.
Una Specialità sempre più “utile”
Il tema melanoma è trattato per la prima volta al Congresso Nazionale della Società Italiana di Chirurgia Plastica Ricostruttiva ed Estetica SICPRE, di fatto il principale appuntamento scientifico italiano per la Specialità. “E’ un segnale dell’evoluzione della chirurgia plastica – spiega Paolo Palombo, presidente dell’evento romano -. I chirurghi plastici oggi sono sempre più impegnati al fianco di altri specialisti, come oncologi, ginecologi e ortopedici. E ovviamente il Congresso Nazionale rispecchia questo cambiamento. Superando completamente lo stereotipo di una Specialità confinata al bello e alla lotta all’invecchiamento, la Chirurgia Plastica ha dimostrato di fare la differenza, in abbinamento con altre discipline, per la qualità della vita e la sopravvivenza del paziente”.