Morbillo, in Europa si scatena una grande epidemia: 37 morti per la follia “no-vax”

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In Europa si sta scatenando una vera e propria epidemia di morbillo, che comporta un costo enorme in termini di vite umane. Nei primi 6 mesi del 2018, infatti, sono stati registrati 41.000 casi dell’infezione virale facilmente prevenibile. Questo numero è quasi il doppio rispetto al maggior numero di casi registrati in un anno dal 2010 ad oggi (23.927 casi in tutto il 2017) ed è costato la vita a 37 persone.

Siamo in una situazione molto seria. Le persone stanno morendo a causa del morbillo. Questo era incredibile fino a 5 o 10 anni fa”, ha dichiarato il Dott. Alberto Villani dell’ospedale pediatrico del Bambin Gesù e presidente della Società Italiana di Pediatria.

E, in modo inequivocabile, il motivo della gravità dell’epidemia è la riduzione dei tassi di vaccinazione. Per prevenire un’epidemia, almeno il 95% della popolazione deve essere vaccinato con due dosi del vaccino MMR (morbillo, parotite e rosolia). In alcune parti d’Europa, secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, la copertura vaccinale è inferiore al 70%. “È il fattore principale che guida le epidemie. È inaccettabile avere nel XXI secolo malattie che avrebbero dovuto e potuto essere debellate”, ha dichiarato Anca Paduraru della Commissione Europea.

Il movimento anti-vaccini è cresciuto negli ultimi anni, parzialmente anche grazie allo studio, disonesto e poi ritirato, del 1998 condotto dall’ex medico Andrew Wakefield, radiato dall’ordine dei medici per cattiva condotta. Lo studio di Wakefield si basava deliberatamente su risultati falsificati per arrivare all’affermazione fraudolenta del collegamento tra vaccino MMR e autismo, forse per “eliminare” un rivale per il vaccino alternativo contro il morbillo da lui brevettato. Nonostante le successive ricerche abbiano svelato che non esiste assolutamente alcun collegamento tra vaccini e autismo, molti ci credono ancora e per questo rifiutano di far vaccinare i loro bambini, anche con il vaccino MMR.

LaPresse / Roberto Monaldo

E tutta questa situazione non potrà fare altro che peggiorare se non si interverrà subito. Uno studio del 2014 dei ricercatori dell’Università Aldo Moro di Bari e dell’Università di Foggia ha svelato che gli sforzi per correggere la disinformazione sono terribilmente inadeguati rispetto all’attività condotta dai sostenitori della campagna anti-vaccini, che utilizzano il web per diffondere i loro messaggi contro la scienza. E questo messaggio è molto più pericoloso di quanto si possa credere: è sufficiente che solo il 5% di una comunità rifiuti la vaccinazione per avere un effetto spropositato sulla sanità pubblica, triplicando il tasso annuale di morbillo. Questo, a sua volta, non avrà effetti solo sui pazienti, ma sull’intera comunità, dove aumenteranno ricoveri e costi per il settore della sanità pubblica.

Lo scorso anno, i Center for Disease Control statunitensi hanno studiato un crescente numero di focolai di morbillo negli USA, con il 70% dei nuovi vasi che si verificavano nei pazienti non vaccinati. “Quello che sta avvenendo in Europa sta ora accadendo negli USA, finora su scala ridotta”, ha dichiarato Peter Hotez, direttore del Texas Children’s Hospital Center for Vaccine Development del Baylor College of Medicine.

Il morbillo è incredibilmente contagioso e potenzialmente letale, soprattutto per i bambini più piccoli. Nel 2016, ci sono state 89.780 vittime in tutto il mondo, la maggior parte delle quali erano bambini al di sotto dei 5 anni. E nel decennio precedente all’introduzione del vaccino MMR nel 1963, negli USA c’erano tra le 300 e le 700 vittime all’anno a causa del morbillo. “La gente non vede tutto questo e quindi se ne dimentica o pensa che la malattia non esista più. Non capiscono che i loro bambini corrono il rischio di meningite, encefalite e danni cerebrali permanenti”, ha concluso Jeffrey D. Klausner, professore di medicina dell’University of California, Davis.

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