Se l’Italia vuole aggiudicarsi il Nobel per la Medicina “deve investire di più nella ricerca. Oggi abbiamo delle carenze nella sistematicità, nell’organizzazione e nei finanziamenti, più bassi rispetto agli altri Paesi“: lo ha dichiarato all’AdnKronos Salute Mauro Biffoni, direttore del Dipartimento di oncologia e medicina molecolare dell’Istituto Superiore di Sanità, in riferimento all’assegnazione del premio a James P. Allison e a Tasuku Honjo per l’immunoterapia anticancro.
Il premio ai due scienziati è “un riconoscimento tempestivo e atteso per una scoperta che rappresenta una delle più grandi novità in tema di ricerca sui tumori. In genere il lasso di tempo tra la scoperta e il riconoscimento è più ampio. In questo caso i tempi sono stati brevi e anche dal punto di vista mediatico la risonanza è stata notevole. A ragione“. “La novità ha aperto una serie di prospettive per le terapie di malattie oncologiche in fase avanzata e senza alternative, come nel caso del melanoma metastatico“. Nuove prospettive quindi per “una maggiore personalizzazione della cura. Mentre il goal del prossimo futuro è comprendere con certezza quali pazienti possono beneficiarne davvero“.