Sono passati tredici anni e per George Clooney la malattia ora è solo un ricordo, ma viverla è stato tutt’altro. L’attore americano accusava gravissimi episodi di perdita di memoria e preoccupanti, quanto insopportabili, dolori alla testa. I sintomi sono proseguiti per oltre un anno. Tutto era iniziato a seguito di un infortunio sul lavoro durante le riprese del film Syriana, in cui Clooney interpretava la parte dell’ex capo della Cia che viene catturato e torturato. Durante le riprese, come spiegò lui stesso all’epoca in maniera ‘pittoresca’, “la sedia a cui ero legato è caduta all’indietro e ho sbattuto la testa. Praticamente mi sono ammaccato il cervello: adesso mi rimbalza nella testa perché non è più sostenuto dal liquido spinale“, che perdeva copiosamente dal naso. Si tratta di una malattia grave, ma fortunatamente non mortale. “A tutti, prima o poi, capita nella vita quell’anno in cui si invecchia di dieci anni”, ha confessato l’attore ai giornalisti, “e a me è toccato un male raro e debilitante, con il fluido spinale che mi esce dal naso. E pensare che all’inizio credevo fosse una semplice sinusite”.
Si tratta di una patologia che colpisce la «dura mater», cioè la membrana che protegge il midollo spinale. E’ in sostanza una versione benigna del morbo della mucca pazza, curabile se individuata in tempo, ma comunque dolorosa e debilitante: “Praticamente quando starnutivo mi uscivano dei pezzi di testa dal naso”, dichiara oggi ironicamente Clooney. I sintomi sono forti mal di testa e perdite di memoria. La star 44enne, per guarire, si è dovuta sottoporre a una quarantina di piccoli interventi chirurgici, “mi hanno suturato e infilato tamponi nel naso – spiega –. Però, tutto sommato, per me che faccio l’attore è stata un’esperienza interessante. Non ricordarsi le cose a breve termine ti colpisce proprio nell’attività professionale, si perde la fiducia in se stessi. Per esercitarmi dovevo contare i gradini quando facevo le scale e mettere bigliettini dappertutto per non dimenticarmi le cose che dovevo fare”.
“Grazie a Dio io non ho avuto danni permanenti – ha raccontato l’attore -. Ma ogni giorno e ogni notte dovevo affrontare una piccola sfida. A volte mi senivo come se dovessi respirare con una cannuccia stando sdraiato nel fondo di una piscina. E il disturbo peggiorava con il passare delle ore in cui stavo piedi, perché il peso del cervello spinge il fluido verso il basso e lo fa fuoriuscire. Comunque passare attraverso queste cose ti fa capire che ogni giorno è un regalo. E che non bisogna arrivare alla fine con dei rimpianti: “Ah, se avessi fatto questo, o quest’altro…”.