Fluttuazioni del peso, della pressione sanguigna, del colesterolo e/o dei livelli di glicemia in persone altrimenti sane può essere associato ad un rischio maggiore di infarto, ictus e morte per qualsiasi causa rispetto alle persone con livelli più stabili, secondo un nuovo studio pubblicato sulla rivista Circulation dell’American Heart Association. È il primo studio a suggerire che l’alta variabilità di questi fattori di rischio abbia effetti negativi su persone senza altri problemi di salute. Lo studio è anche il primo ad indicare che avere molteplici fattori con alta variabilità aumenta il rischio.
Rispetto alle persone che avevano risultati stabili durante un periodo di controllo di 5,5 anni, coloro che avevano la variabilità più alta (nel quartile superiore) in tutte le misurazioni avevano il 127% di possibilità in più di morire, il 43% di possibilità in più di avere un infarto e il 41% in più di avere un ictus.
I ricercatori hanno esaminato i dati di 6.748.773 persone che non avevano avuto infarti precedenti e che non soffrivano di diabete, pressione o colesterolo alti all’inizio dello studio. Tutti i partecipanti hanno avuto almeno 3 esami tra il 2005 e il 2012 e, poiché l’alta variabilità poteva risultare sia in cambiamenti positivi che in cambiamenti negativi, i ricercatori hanno analizzato in maniera separata gli effetti della variabilità sui partecipanti che miglioravano o peggioravano di oltre il 5% ad ogni misurazione. In entrambi i gruppi, l’alta variabilità era associata ad un rischio di morte notevolmente più alto.
“Gli operatori sanitari dovrebbero prestare attenzione alla variabilità delle misurazioni della pressione sanguigna, del colesterolo, dei livelli di glicemia e del peso corporeo dei pazienti. Cercare di stabilizzare queste misurazioni potrebbe essere un passo importante per aiutarle a migliorare la loro salute”, ha dichiarato Seung-Hwan Lee, autore senior dello studio e professore di endocrinologia della Catholic University of Korea di Seul. Lo studio era osservazionale, il che significa che non può provare una relazione di causa-effetto tra l’alta variabilità e il rischio di infarto, ictus e morte. Lo studio, inoltre, non ha approfondito le ragioni dietro alle fluttuazioni delle misurazioni dei partecipanti.