Domenica 28 ottobre, vincendo le elezioni con il 55,2% di preferenze, Jair Bolsonaro è diventato Presidente del Brasile battendo di 10 punti percentuali l’avversario Fernando Haddad. Bolsonaro è definito da molti come un orgoglioso razzista, misogino e omofobo, a favore della tortura e della dittatura. Correndo per il Partito liberalsocialista, è riuscito a ottenere il voto di una popolazione disillusa, arrabbiata e stanca della corruzione che corrode la politica nazionale.
Con il suo populismo e la sua agenda di estrema destra, si è guadagnato il soprannome di “Trump dei Tropici”. Come il suo “omonimo”, ha annunciato le sue intenzioni di far uscire il Brasile dall’Accordo di Parigi, che rappresenterebbe un altro duro colpo agli sforzi internazionali per arginare i cambiamenti climatici. Uscendo dall’Accordo, il Brasile non sarebbe più impegnato a limitare le sue emissioni di gas serra. Ma non è tutto.
Ma la speranza non è del tutto persa. Lo stesso presidente è stato vago e incoerente riguardo le sue politiche ambientali. Anche se ha parlato in molteplici occasioni dell’idea di lasciare l’Accordo di Parigi, recentemente ha dichiarato che non lo farà. Il suo manifesto, inoltre, mostra sostegno all’espansione dell’energia rinnovabile. Se decidesse di mantenere fede alle promesse ostili all’ambiente, avrà la Costituzione brasiliana, il Senato e il Congresso con cui fare i conti. Staremo a vedere.