Il cuore è una macchina dal motore instancabile, ma può accadere che in alcuni casi si inceppi per il sopraggiungere dell’insufficienza cardiaca, ovvero il cuore non riesce a fornire la quantità sufficiente di ossigeno a tutti i tessuti. Una condizione che può provocare danni molto seri all’organismo, se non si interviene. Il Policlinico Umberto I di Roma ha presentato oggi un programma per rilanciare l’impianto dei Vad (dispositivi di assistenza ventricolare), device ‘ponte’ che possono salvare il paziente con insufficienza cardiaca grave in attesa di un trapianto di cuore.
“In base ai dati epidemiologici, nel Lazio servirebbero 100 di questi impianti – spiega all’AdnKronos Salute Francesco Fedele, direttore dell’Uoc di Malattie cardiovascolari del Policlinico Umberto I – mentre solo circa 20 vengono impiantati oggi dai centri del San Camillo e del Gemelli. Per questo motivo l’Umberto I si sta organizzando per un programma per incrementare l’uso dei Vad. Attualmente infatti il Policlinico non ricopre un ruolo di prima linea nel trattamento di questi pazienti complessi, che vengono spesso dirottati ad altre strutture, con ripercussioni eticamente ed economicamente svantaggiose. La collaborazione con la Penn University di Philadelphia va proprio nella direzione di sinergizzare le competenze reciproche in questo campo“.
Docenti, esperti internazionali e specializzandi si sono riuniti oggi nella Capitale per il Congresso ‘Global Management for Advanced Heart Failure’ (26-27 ottobre). Un confronto sulle nuove tecnologie a disposizione del cardiologo e per approfondire la fisiopatologia, le metodiche diagnostiche e il trattamento dello scompenso cardiaco avanzato (Advanced Heart Failure). “Il Policlinico ha oggi tutte le risorse e le competenze possibili per essere un attore di questo nuovo scenario sulla cura dello scompenso cardiaco avanzato – afferma Vincenzo Panella, direttore generale dell’Umberto I – C’è però da tenere conto del Piano nazionale esiti: vale a dire assicurare a ogni struttura un volume minimo di prestazioni, perché ormai è certa la relazione tra volumi di casi e qualità dell’assistenza. E’ una questione che tratteremo con la Regione Lazio per verificare quali condizioni saranno necessarie affinché anche il Policlinico diventi un punto di riferimento per trattare le insufficienze cardiache avanzate“.
“L’epidemia dei nostri tempi in campo cardiologico è sicuramente l’insufficienza cardiaca – sottolinea Fedele – Una gran parte dei pazienti con insufficienza cardiaca arriva agli stadi avanzati della condizione e in queste situazioni la terapia medica non è più sufficiente. Allora le alternative per la sopravvivenza sono o il trapianto o l’assistenza al circolo con i cosidetti Vad, dispositivi di assistenza ventricolare. I trapianti sappiamo che non sono aumentati negli ultimi anni perché mancano i donatori, quindi la tecnologia che consente ai sistemi di assistenza al circolo di diventare terapie definitive, non solo ‘ponte’ al trapianto, può essere estremamente utile. Il nostro progetto è quello di permettere all’Umberto I di completare il percorso di cura dei pazienti con insufficienza cardiaca, dalla presa in carico all’impianto dei Vad“.
“Il trapianto di cuore è un’attività chirurgica molto valida – precisa Pasquale Berloco, direttore dell’Uoc di Chirurgia generale e trapianti d’organo dell’Umberto I – ma non è la soluzione per risolvere i problemi dei pazienti con cardiopatie in fase terminale. Oggi molte di queste malattie vengono curate e trattate con il supporto di organi artificiali, perché purtroppo non si riesce ad andare oltre certi numeri con le donazioni d’organo e con i trapianti. Mentre abbiamo un notevole incremento dei device totali o parziali, che possono essere usati in maniera terapeutica permanente o in alcuni casi come ponte per il trapianto cardiaco“.
Tra gli ospiti intervenuti oggi anche il rettore dell’Università Sapienza di Roma, Eugenio Gaudio: “C’è bisogno oggi di fronte a una vera e propria epidemia di insufficienza cardiaca, 15 milioni di malati nel mondo, di un nuovo impegno. E il Policlinico Umberto I si sta impegnando in questa battaglia per vincere l’insufficienza cardiaca. Questi nuovi device Vad – conclude il rettore – possono essere una soluzione alternativa ai trapianti di cuore e salvare la vita ai pazienti“.
Umberto I in campo per aumentare dispositivi “ponte” salva-cuore
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