Se si riuscira’ ad estrarre il Dna dai resti trovati nella sede della nunziatura vaticana basteranno 7-10 giorni per capire se sono effettivamente quelli di Emanuela Orlandi. Lo afferma Giovanni Arcudi, direttore della Medicina Legale dell’universita’ Tor Vergata di Roma, secondo cui altrimenti gli esami potrebbero richiedere tempi piu’ lunghi.
ETA’ DEI RESTI – “Dall’analisi chimica delle ossa si puo’ capire da quanto tempo e’ morta la persona, valutandone il degrado – spiega Arcudi -. A seconda del luogo di conservazione, asciutto o umido, la degradazione delle ossa cambia, ci sono delle tabelle specifiche a seconda del terreno dove sono conservati i resti. Il risultato in un periodo approssimativo, con una forbice di 10-20 anni. Non si puo’ usare invece la datazione al Carbonio, che serve per resti piu’ antichi, di almeno 100-200 anni”.
GLI ESAMI SULLE OSSA – Da queste spiega l’esperto, si possono ottenere molte informazioni sia sulla persona ma anche sulla datazione della morte. “Sulle ossa si fa la diagnosi dell’eta’, analizzando l’usura dei denti o la conformazione del cranio, se sono disponibili e ben conservati, o dalle cartilagini degli arti. Per determinare il sesso usiamo alcune misure del bacino o del cranio, mentre per l’altezza del soggetto in vita servono le cosiddette ossa lunghe, come il femore. La quantita’ di informazioni ottenibili dipende da quali reperti abbiamo e da come sono conservati, ovviamente con un intero scheletro si puo’ sapere molto di piu’. Anche eventuali lesioni delle ossa o dei denti possono essere molto d’aiuto, confrontate magari con la storia clinica della persona a cui si sospetta appartengano i resti”. Lo stato di conservazione delle ossa permette anche di risalire al periodo in cui e’ morta la persona.
IL DNA – “L’estrazione del Dna e le analisi conseguenti, come il confronto con quello della persona a cui si sospetta appartengano i resti o i familiari, non richiedono molto tempo, si possono fare in 7-10 giorni – spiega l’esperto -. Non sempre pero’ si riesce a ricavare del materiale genetico utilizzabile, dipende sempre da come sono conservati i resti, e anche da che tipo di ossa abbiamo. I denti e le vertebre ad esempio sono migliori per l’estrazione, anche se in teoria anche le altre ossa potrebbero essere utilizzate. Una volta ottenuto un Dna analizzabile si puo’ sapere il sesso con sicurezza, e se si ha un ‘sospetto’ su chi possa essere la persona si puo’ fare il confronto diretto, mentre se non si ha un’idea si puo’ provare con le banche dati del Dna, che pero’ al momento sono abbastanza limitate in Italia”.
I DENTI – L’esame dei resti ritrovati potrebbe essere confrontato con referti dentistici: radiografie o calchi come quelli per gli apparecchi odontoiatrici, se conservati, potrebbero essere utili. Ma i denti sono anche una ottima fonte per il recupero del Dna.