C’è ancora molta strada da fare per una “rivoluzione verde” nelle nostre grandi aree urbanizzate. In uno screening realizzato dal WWF in occasione di Urban Nature, le amministrazioni comunali capofila delle 14 “Città Metropolitane” (CM), ammettono di avere difficoltà ad applicare la norma “Un albero per ogni bambino nato o adottato” (vista la scarsa disponibilità di aree pubbliche rispetto ai tassi di natalità) e di essere ancora in ritardo nell’integrare la pianificazione del verde nei propri strumenti urbanistici, ma puntano sul coinvolgimento della cittadinanza e degli sponsor privati per gestire o manutenere il patrimonio comune costituito dalle aree verdi e stanno predisponendo interventi innovativi per valorizzare la biodiversità urbana.
Queste, in sintesi, le conclusione dell’EcoCity Test promosso dal WWF a cui hanno risposto le amministrazioni comunali delle più importanti città italiane e che chiede, alla vigilia di URBAN NATURE 2018 (la manifestazione nazionale prevista domenica 7 ottobre con 100 eventi in 40 città), una rivoluzione verde basata su “Quattro impegni per il buon governo della natura urbana”, impegni necessari e urgenti per liberare, incrementare e qualificare la natura in città. Dagli anni 50 ad oggi l’edificazione nel territorio delle 14 Città metropolitane è più che triplicata (dal 3% al 10%) e sono stati convertiti ad usi urbani circa 3.500 chilometri quadrati di suoli liberi e naturali del territorio di loro competenza, un’area di poco inferiore all’intero territorio della Val d’Aosta (secondo le elaborazioni del gruppo di ricerca dell’Università dell’Aquila che da anni collabora con l’associazione).
Il territorio di competenza delle 14 città metropolitane si estende complessivamente per 50.000 chilometri quadrati, interessando 1.300 comuni (il 16% del totale), dove vivono 21 milioni di abitanti. Sempre secondo le elaborazioni del gruppo di ricerca dell’università dell’Aquila, le aree urbanizzate negli anni ‘50 ammontavano a 1.500 chilometri quadrati, equivalenti ad un tasso di urbanizzazione del 3%, mentre 50 anni dopo nel territorio delle città metropolitane sono stati convertiti ad uso urbano circa 3.500 chilometri quadrati di suolo ad una velocità di 70 chilometri quadrati l’anno corrispondenti a 20 ettari al giorno.
Se invece ci si sofferma sui dati relativi al verde urbano, secondo i più recenti dati Istat (pubblicati nel 2016) si deve rilevare che il verde urbano rappresentava in media solo il 2,7% del territorio dei 111 capoluoghi di provincia. Ogni abitante ha a disposizione, in media, 31 metri quadrati di verde urbano, ma nella metà delle città italiane (per quasi 11 milioni di persone, il 60% della popolazione urbana) tale estensione è molto più contenuta (inferiore a 20 metri quadrati) e in 19 città (per 2,2 milioni di cittadini) non raggiunge la soglia dei 9 metri quadrati obbligatori per legge.
Il WWF sulla base delle risposte all’EcoCity Test a cui hanno risposto gli assessorati competenti degli 11 Comuni più importanti delle 14 “città metropolitane” (Milano, Torino, Bologna, Venezia, Firenze, Roma, Napoli, Bari, Cagliari, Palermo, Catania; mancano all’appello Genova, Reggio Calabria e Messina) chiede alle amministrazioni comunali delle grandi città “Quattro impegni per il buon governo della natura urbana”:
- Integrare gli strumenti urbanistici con una pianificazione del verde che individui e valorizzi la rete ecologica e i servizi ecosistemici forniti dalle aree urbane e le aree libere, utili e funzionali all’adattamento ai cambiamenti climatici e alla gestione ecologica dei corsi d’acqua;
- Predisporre i censimenti del verde, quale strumento fondamentale per una corretta pianificazione, programmazione e progettazione delle nuove aree verdi o per la riqualificazione di quelle già esistenti;
- Migliorare la programmazione degli interventi predisposti o attuati per la messa a dimora di alberi per ognuno dei bambini nati o adottati nel territorio comunale, rendendoli coerenti con la pianificazione per la riqualificazione del verde e della rete ecologica urbana;
- Snellire la burocrazia e favorire l’affidamento degli spazi verdi alla società civile, anche con un maggior coinvolgimento degli uffici comunali competenti, favorendo la diffusione delle esperienze dei “giardini condivisi” e degli “orti sociali”.
Questi i primi passi della “rivoluzione verde” auspicata dal WWF.
L’ECOCITY TEST DEL WWF
Ecco le risposte delle amministrazioni dei Comuni più importanti d’Italia
Il WWF ha analizzato i risultati dell’Eco-City Test, lanciato dall’associazione nel luglio scorso, a cui hanno risposto gli assessorati competenti di 11 tra le più importanti città italiane (Milano, Torino, Bologna, Venezia, Firenze, Roma, Napoli, Bari, Cagliari, Palermo, Catania), mancando all’appello Genova, Reggio Calabria e Messina.
Il questionario elaborato dal WWF, articolato in sole 4 domande e compilabile da un funzionario competente in non più di 20 minuti, ha visto i seguenti risultati.
- Alla domanda se nelle città sia applicata la norma che stabilisce sia piantato un albero per ogni bambino nato o adottato nel territorio comunale (ai sensi della c.d Legge Rutelli n. 113/1992, integrata e rilanciata legge n. 10/2013) – Tutte le amministrazioni rilevano le difficoltà di applicare la norma e di trovare, dati i tassi di natalità, spazi pubblici dove mettere a dimora gli alberi, senza una programmazione che abbia un certo respiro, anche se comunque ci sono attività consolidate di piantumazione, con il coinvolgimento anche della popolazione a Cagliari, Milano (con interventi anche nel parco Agricolo Sud), Palermo, Torino, Venezia (con un programma di rimboschimento di 220 ettari di territorio situati nelle aree periferiche).
- Alla domanda se le città abbiano un proprio Regolamento del Verde o abbiano predisposto e approvato un vero e proprio Piano del Verde (come previsto dalla legge n. 10/2013) – 7 Comuni su 11 interpellati hanno dichiarato di avere un Regolamenti del Verde, tranne Firenze, che dichiara di avere un regolamento sulle “alberature”, Catania e Roma che lo stanno per adottare e Napoli che non lo ha e ancora non lo sta predisponendo. Mentre, per quanto riguarda i Piani del Verde: Milano ha approvato un nuovo regolamento nel 2017 con forti contenuti pianificatori e altre amministrazioni quali Bari, Bologna, Cagliari, Torino hanno redatto delle bozze o hanno avviato l’iter per approvarli.
- Alla domanda se i Comuni abbiano dei regolamenti per l’affidamento ai cittadini o comunque alla società civile di spazi verdi (giardini condivisi, seguendo l’esempio di Parigi, o anche orti urbani) – Tutte le 11 amministrazioni comunali rispondono positivamente: Bari ha un regolamento per affidare gli orti urbani ad associazioni; Bologna è stata la prima amministrazione in Italia a promuovere “patti di collaborazione” per la gestione del verde pubblico; Milano, a partire dal 2012, ha fatto avvisi pubblici per la ricerca di sponsorizzazioni/collaborazioni tecniche per la riqualificazione e manutenzione delle aree pubbliche cittadine; Roma dedica attenzione alla rete degli orti urbani e agli orti scolastici e Torino affida a persone fisiche o giuridiche la manutenzione di piccole aree verdi; Catania, Cagliari, Firenze, Napoli, Palermo, Venezia hanno regolamenti per l’affidamento della gestione o della manutenzione, senza fini di lucro, degli spazi del verde pubblico a soggetti pubblici e privati (imprese o cittadini).
- Alla domanda se i Comuni intervengono con misure più avanzate per la gestione ecologica degli spazi urbani, migliorando la biodiversità e la sostenibilità urbana – Molte sono le iniziative rilevanti, nell’ordine per interesse: Cagliari interviene nelle aree verdi e nei parchi che circondano la città valorizzando la biodiversità anche grazie alla creazione di corridoi ecologici; Firenze ha inserito i corridoi ecologici nella pianificazione urbanistica; Milano aderisce e ha aderito a numerosi progetti per la realizzazione di infrastrutture verdi, primo tra tutti ReLambro – Capitale Naturale; Torino ha avviato piani di gestione per le zone boschive e interventi sul Colle della Maddalena e sulla Collina di Superga per migliorare la copertura boschiva e abbattere la CO2 Bologna non usa antiparassitari e pesticidi, né fertilizzanti chimici negli interventi di manutenzione del verde; Bari risponde che il Servizio Giardini applica i Criteri Ambientali Minimi.