I grandi passi avanti compiuti in termini di conoscenza dei meccanismi molecolari, di diagnostica e medicina personalizzata stanno progressivamente cambiando lo scenario del trattamento del carcinoma del polmone. Tuttavia, nonostante i clinici dispongano di terapie sempre più efficaci e di maggiori informazioni su come trattare le persone colpite da tumore polmonare, il principale obiettivo, quello di aumentare la sopravvivenza dei pazienti, fatica ad essere raggiunto: l’accesso alla diagnostica molecolare, alle terapie più innovative e all’assistenza è gravato infatti da forti disuguaglianze in tutti i Paesi europei, con una situazione più drammatica nell’Europa dell’Est. In Italia, nonostante siano approvati e rimborsati i principali test diagnostici molecolari, Alk, Egrf, Pd-L1 e Ros1, questi non sono effettivamente disponibili per tutti su tutto il territorio nazionale, con disomogeneità territoriali a livello regionale.
Inoltre, il nostro Paese si è fatto spesso trovare indietro nell’adozione delle terapie innovative per il tumore al polmone, con tempi d’attesa medi di oltre 20 mesi tra l’approvazione Ema e la decisione di Aifa e un ritardo medio tra i 6 e i 12 mesi tra l’approvazione italiana e l’effettivo rimborso e uso sul territorio. Riunire le associazioni dei pazienti e i clinici per un confronto sul problema delle disparità di accesso alle cure dei pazienti è una priorità alla quale risponde Walce Onlus – Women Against Lung Cancer in Europe, che proprio per sensibilizzare i decisori politici a livello nazionale e locale, ha presentato oggi al ministero della Salute i risultati del report LuCE 2018 – Lung Cancer Europe sulle disparità nell’accesso a diagnosi, terapie e assistenza.
“La diagnosi tempestiva del tumore polmonare e l’accesso ai test molecolari per tipizzare la neoplasia sono due criticità importanti anche nel nostro Paese – dichiara Silvia Novello, professore ordinario di Oncologia Medica presso l’Università degli Studi di Torino, responsabile Ssd Oncologia Polmonare dell’Aou San Luigi Gonzaga di Orbassano e presidente Walce Onlus – vi sono oggettivamente alcuni ostacoli responsabili delle disuguaglianze a livello nazionale. Intanto, la frammentazione regionale nei processi di approvazione e regolamentazione dei nuovi farmaci, che non semplifica le procedure e porta inevitabilmente a una disparità sul territorio nazionale: in questo, auspichiamo che la Conferenza Stato-Regioni possa intervenire per implementare i processi regolatori e far sì che il sistema di rimborso dei farmaci diventi univoco da Nord a Sud del Paese. Servirebbe, poi, centralizzare il sistema delle analisi riguardo i test molecolari, garantendo sia la presenza delle figure deputate ad essi all’interno delle strutture oncologiche sia la copertura nazionale dei test diagnostici“.
Il carcinoma del polmone rappresenta la prima causa di morte per tumore nell’Unione Europea ed è causa di un decesso per tumore su 5 a livello mondiale. Nel 2015 sono state registrate in Italia oltre 33.800 morti per tumore del polmone; nel 2018 si attendono nel nostro Paese 41.500 nuove diagnosi di tumore del polmone, delle quali oltre il 30% nel sesso femminile: il 10% di tutte le diagnosi di tumore a livello nazionale. Il tasso di sopravvivenza a 5 anni dei pazienti con tumore polmonare in Italia è pari al 16%, in linea con gli altri Paesi europei; un dato molto basso, anche se condizionato negativamente dalla grande proporzione di pazienti diagnosticati in stadio avanzato.
“Il carcinoma polmonare si posiziona tra i principali big killer al mondo, per incidenza e per mortalità – commenta Francesco Cognetti, direttore Oncologia Medica, Istituto Nazionale Regina Elena, Roma e presidente Fondazione Insieme Contro il Cancro – il recente progresso nella conoscenza della biologia delle neoplasie ha consentito di individuare tumori che esprimono specifiche alterazioni molecolari, per le quali sono stati sviluppati nuovi farmaci biologici, sempre più efficaci. Ma se la ricerca fa passi da gigante, la burocrazia purtroppo continua a disseminare la strada di ostacoli e questo non fa che peggiorare la difformità di accesso ai test e alle cure sul territorio nazionale“.
L’accesso alle cure in tutti i Paesi della Ue, in particolar modo nei Paesi dell’Est, è la principale criticità che spesso, all’interno di uno stesso Paese, si presenta anche a livello interregionale. È questo il quadro che emerge dal report 2018 realizzato dall’Associazione Lung Cancer Europe (LuCE), che rappresenta i pazienti affetti da tumore del polmone, i loro familiari e caregiver che vivono in Europa. LuCE lavora per garantire loro la migliore assistenza possibile e per fare ciò vuole presentare agli stakeholder che operano nella sanità, nella politica, nella ricerca e nella società civile questo documento per poter così attuare una proficua collaborazione che porti al miglioramento degli standard di cura.
Il report che ha indagato sulle disparità di accesso a diagnosi, terapie e assistenza in Europa ha individuato i numerosi ostacoli che contribuiscono alla non equità assistenziale: la tempistica, con un ritardo cronico nelle diagnosi e ritardi nelle procedure registrative dei nuovi farmaci; i costi, elevati quelli dei farmaci innovativi, in molti casi a carico dei pazienti, e innumerevoli le difficoltà amministrative; l’accesso ai test diagnostici molecolari, non sempre diffusi uniformemente sul territorio nazionale dei Paesi europei e non sempre disponibili per tutti i pazienti; la carenza o assenza di team e competenze multidisciplinari in molti ospedali di diversi Paesi europei; l’accesso alle attrezzature moderne per la radioterapia, che per motivi strutturali e organizzativi varia da Paese a Paese; l’accesso alle sperimentazioni cliniche con i nuovi farmaci, ancora deficitario per i pazienti con tumore del polmone; infine, lo scarso coinvolgimento delle Associazioni dei pazienti nei processi di valutazione di Health Assessment Technology (Hta).
“Il report condotto dall’Associazione LuCE, a distanza di due anni dalla prima indagine conoscitiva a livello europeo sul tumore del polmone, indica chiaramente come l’accesso dei pazienti ai farmaci anticancro innovativi, pur essendo questa una questione di estrema rilevanza per la politica sanitaria dell’UE, presenti importanti disparità tra i vari Paesi, tra cui l’Italia, così come l’accesso alla diagnostica molecolare“, commenta Stefania Vallone, presidente LuCE. “Questi sono dati molto preoccupanti dal momento che l’effettivo impiego delle terapie innovative dipende dalla loro rapida disponibilità e rimborsabilità, e lo stesso vale per le analisi di diagnostica molecolare per una corretta classificazione del tumore polmonare“.
Le disparità nell’accesso alle terapie personalizzate rappresentano un tema molto attuale di diritto alla salute. “Se un test stabilisce che una persona è adatta a una specifica terapia e che dunque un’altra sarebbe inefficace, la possibilità di accesso a quella diagnostica e a quelle cure innovative non può essere lesa da disparità alcuna, essendo un diritto fondamentale dell’individuo sancito dall’art. 32 della Costituzione“, commenta Francesca Moccia, vice segretario generale di CittadinanzAttiva. “Un diritto inalienabile, sia perché i cittadini che ne usufruiscono possono contare su maggiori possibilità di sopravvivenza e su una migliore qualità di vita, sia perché una mancata prestazione e una cura non adatta implicano uno spreco non più sostenibile del denaro pubblico che, al contrario, deve essere finalizzato a raggiungere l’obiettivo di salute della collettività“.