Gli adolescenti che smettevano di fumare marijuana avevano un enorme miglioramento della memoria entro un mese: sono questi i risultati di un nuovo studio che suggerisce che la droga intorpidisce davvero il cervello. Lo studio, uno dei primi a seguire i cambiamenti cognitivi nel tempo associati all’astinenza dalla marijuana e pubblicato su Journal of Clinical Psychiatry, è stato condotto su 88 ragazzi tra i 16 e i 25 anni che facevano uso di marijuana almeno una volta a settimana e che durante lo studio avevano smesso di fumare del tutto oppure ridotto le loro abitudini.
Entro una settimana, coloro che avevano rinunciato del tutto al fumo hanno ottenuto risultati migliori nei test di memoria ed erano migliorati ancora di più dopo un mese. Questo si aggiunge alle prove a sostegno del fatto che le sostanze chimiche psicoattive della droga riducono il quoziente intellettivo dei giovani danneggiando il cervello, ma che si può invertire tutto questo rinunciando al consumo. Inoltre, un mese di astinenza non era associato a miglioramenti dell’attenzione e nessun aspetto delle funzioni cognitive migliorava tra coloro che continuavano a fare uso di cannabis.
Lo psicologo clinico Randi Schuster, direttore di neuropsicologia del Center for Addiction Medicine del Massachusetts General Hospital (Boston) e autore dello studio, ha dichiarato: “I nostri risultati forniscono due prove convincenti. La prima è che gli adolescenti apprendono meglio se non fanno uso di cannabis. La seconda, che è la buona notizia della storia, è che almeno parte dei deficit associati all’uso di cannabis non è permanente e che in realtà migliorano abbastanza velocemente dopo aver interrotto il consumo di cannabis”.
L’adolescenza è un periodo fondamentale per la maturazione cerebrale, soprattutto per le regioni che sono più vulnerabili agli effetti della cannabis. Uno studio del 2016 dello stesso team di ricerca ha svelato che i giovani fino a 16 anni d’età che utilizzavano cannabis avevano difficoltà ad apprendere nuove informazioni, un problema non osservato al di sopra dei 16 anni.
Il Dott. Schuster sottolinea che “ci sono ancora molte domande aperte” a cui dare risposta, motivo per il quale seguiranno ulteriori studi. Uno includerà partecipanti più giovani (13-19 anni) e un gruppo che non ha mai fatto uso di cannabis per determinare se i miglioramenti cognitivi prodotti dall’astinenza riportano le performance dei partecipanti a livelli simili a quelli di coloro che non hanno mai fatto uso della sostanza. Un altro studio seguirà giovani consumatori di cannabis che rinunceranno alla droga per 6 mesi, per scoprire se le funzioni cognitive continuano a migliorare oltre i 30 giorni di astinenza.
La droga è ottenuta dalla pianta di cannabis e contiene oltre 400 sostanze chimiche diverse che hanno una gamma di effetti diversi su corpo e mente, come le sostanze psicoattive che agiscono sul cervello. L’elemento principale è il tetraidrocannabinolo (THC) che fornisce la sensazione di “relax” associata all’uso della cannabis, ma che è collegato anche a disturbi della memoria. Alcune di queste sostanze sono già presenti nei nostri cervelli, indipendentemente dall’uso di cannabis, poiché il cervello ha il suo sistema endocannabinoide. Ma il cervello degli adolescenti cambia notevolmente anche se in termini di dimensioni è già sviluppato entro i 7 anni. In questo periodo in cui la struttura e la funzione del cervello stanno cambiando, l’organo potrebbe essere più vulnerabile alla cannabis rispetto al cervello di un adulto.