In Campania 1 bambino su 10 nasce prima del termine, vale a dire prima delle 37 settimane. A fare la differenza nei parti pretermine sono i primi giorni e quindi l’organizzazione e l’alta specializzazione dei reparti di Neonatologia e Terapia intensiva neonatale. Di questo, e molto altro, si è discusso in occasione del rendez-vous di esperti voluto e organizzato dal professor Giovanni Chello, in occasione della Giornata mondiale dei nati prematuri.
«Siamo un Polo d’eccellenza in Campania – dice Chello – ora dobbiamo puntare all’apertura di un punto nascita. Non averlo è un elemento di debolezza per un’azienda ospedaliera che ha nella cardiologia, sia per adulti che pediatrica, una dei suoi fiori all’occhiello. I bambini cardiopatici dovrebbero poter nascere direttamente qui da noi, invece di essere trasferiti dopo la nascita. Questo ovviamente ancor più nel caso di bambini prematuri. Allo stesso modo, le partorienti con problemi cardiaci dovrebbero avere la possibilità di portare a termine la gestazione qui da noi».
Un tema cruciale, quello della nascita pretermine, perché i bimbi che vengono al mondo prima delle 37 settimane spesso non raggiungono neanche il chilo di peso e la loro possibilità di recupero e di condurre una vita normale è nelle mani dei medici che li assisteranno, sempre legata a doppio filo all’organizzazione e all’efficienza della struttura sanitaria che li accoglie.
«In questa occasione – spiega Chello (che dirige il reparto di Neonatologia e Tin dell’Azienda ospedaliera dei Colli) – abbiamo ritenuto importante coinvolgere anche i genitori, perché troppo spesso non hanno gli strumenti per affrontare adeguatamente una nascita prematura».
Sensibilizzare e informare è importante perché oggi si dà per scontato che il parto debba essere sempre scevro da complicanze e che un nuovo nato debba essere per forza di cose in piena salute.
Così non è, c’è sempre la possibilità di una nascita prematura e quindi l’esigenza di poter contare su un reparto di alta specialità. Chello ribadisce che un parto “normale” va a termine non al di sotto della trentasettesima settimana. «I bambini che vengono al mondo prima – dice- presentano nella maggior parte dei casi una serie di criticità e di complessità molto elevate». I maggiori problemi sono quelli di carattere respiratorio perché, aggiunge Chello, i polmoni non sono ancora “maturi”.
Semplificando un po’, si deve pensare ai polmoni come a delle piccole spugne capaci di catturare l’aria e immettere ossigeno nel sangue. I piccoli forellini che in una spugna imprigionano l’acqua nei polmoni sono gli alveoli, e servono proprio a recepire l’ossigeno. «Nei bambini prematuri gli alveoli tendono a collassare a causa della mancanza di una sostanza che si chiama surfactante, che ha il compito di stabilizzare l’alveolo stesso. Con la giusta terapia possiamo superare il problema e mettere il polmone in condizione di svolgere la sua funzione».
Chiaramente Chello spiega che questa è solo una delle problematiche alle quali i medici sono chiamati a prestare rimedio. Spesso si combatte anche contro una spiccata fragilità vascolare, soprattutto dei vasi cerebrali, problemi di tolleranza all’alimentazione e stati di forte compromissione del sistema immunitario.
Il Monaldi, proprio grazie al lavoro dell’equipe del reparto di
Neonatologia e Terapia intensiva neonatale diretto da Giovanni Chello è ormai un polo d’eccellenza in Campania. Ogni anno nel suo reparto si registrano più di 300 ricoveri e circa il 30 per cento per bambini nati prima del tempo. Questi bambini, se adeguatamente assistiti, avranno molte più chance di sopravvivere e di condurre una vita del tutto normale. Ecco perché il sistema sanitario pubblico sta spingendo con decisione sul ruolo delle Neonatologie e delle Tin.