La California continua a bruciare. Le fiamme non danno tregua ad abitanti e soccorritori e il bilancio delle vittime e’ salito ora a 25, dando al maxi rogo di questi giorni un altro triste primato, quello di essere non solo il peggiore della storia del Golden State ma anche il piu’ mortale dal 1991 e il terzo di sempre. Ma si teme il peggio, con oltre 110 persone disperse e il principale degli incendi, quello a nord della capitale Sacramento, in parte ancora fuori controllo. E’ proprio li’, nella regione della Sierra Nevada, che regna ancora il caos. La devastazione e’ indescrivibile, con la cittadina di Paradise, 27 mila abitanti, spazzata via dalle fiamme, cancellata dalla mappa, con un tributo altissimo di morti, almeno 14. In alcune zone e’ impossibile per i soccorsi intervenire e l’incendio appare ancora fuori controllo.
Penosa la ricerca dei corpi: la maggior parte dei cadaveri e’ stata ritrovata nelle case o nelle auto in cui le vittime cercavano di fuggire. La protezione civile ha dislocato diverse stazioni mobili per il rilevamento del Dna visto che in molti casi ad essere rinvenute sono solo ossa umane. I forti venti, fino a oltre 110 chilometri orari, non aiutano a domare le fiamme e uno dei principali pericoli e’ il formarsi degli spettacolari quanto devastanti ‘fire tornado’, i tornado infuocati che travolgono ogni cosa al loro passaggio incenerendola. C’e’ poi l’emergenza legata all’aria sempre piu’ irrespirabile, anche nelle zone non colpite direttamente dagli incendi, con una coltre di nebbia arancione che si propaga per gran parte della California.
Intanto, incurante delle critiche, Donald Trump dall’Europa continua ad accusare via Twitter le autorita’ californiane di essere responsabili del disastro a causa di una cattiva gestione dei boschi: “Possiamo fermare la devastazione che colpisce troppo spesso la California. Usate il cervello!”, scrive il tycoon che in precedenza aveva minacciato un taglio dei fondi federali. Pronta la replica delle autorita’ locali: “Il presidente si informi, a bruciare sono soprattutto i boschi di proprieta’ dello stato federale, non quelli statali”. Ira anche degli ambientalisti che puntano invece il dito sulla siccita’ provocata dai cambiamenti climatici, quelli in cui il tycoon non crede.