Il terremoto che ha scosso ieri sera il Lazio, in particolare la zona tra Roma e Rieti, obbliga a porsi alcune domande in merito al rischio sismico di quel territorio e ai pericoli riguardo ai quali la popolazione deve assumere maggiore consapevolezza. Come spiega ai microfoni di MeteoWeb il professor Antonio Moretti, dell’Università degli Studi dell’Aquila: “La zona appenninica dell’alto Tirreno non è caratterizzata da una tettonica molto violenta come quella dell’asse centrale: troviamo morfologie più basse e faglie meno evidenti. L’attività vulcanica è meno diffusa. Si tratta di una fascia geologicamente abbastanza conosciuta e sappiamo che storicamente ha dato pochi terremoti ma alcuni molto forti. Si tratta di una zona dove le strutture ci mettono più tempo a ricaricarsi, ma una volta che si ricaricano gli effetti possono essere identici a quelli delle zone ad alto rischio sismico”.
Ma quali sono i rischi nella zona, soprattutto per i cittadini? “Dal punto di vista del rischio – come illustra Moretti –, il fatto che i terremoti abbiano tempi di ritorno molto lunghi abbassa la rischiosità della zona. Ma ci sono due ordini di problemi. Innanzitutto si tratta di terremoti storici di cui non abbiamo esperienza strumentale, dunque non sappiamo quale sia stato il meccanismo che li ha causati e se se ci sono state scosse premonitrici”. Queste ultime, infatti, risulterebbero utili per un’eventuale previsione o quanto meno per una maggiore consapevolezza del rischio. “Abbiamo pochi elementi per poter fare previsioni – specifica il ricercatore -. Quel che è certo è che questa attività sismica non deve per forza far pensare all’arrivo di un grosso terremoto, ma è sicuramente necessario avere prudenza e prevenire anche laddove il rischio è minore”.