Ogni anno in Italia nascono 25 mila bambini con la ‘sindrome feto-alcolica’, la cosiddetta Fas (Fetal alcohol syndrome), una delle più gravi tra le patologie del feto indotte dal consumo di alcol in gravidanza.
In Italia, una madre su 67 che beve alcolici mentre è incinta metterà al mondo un figlio con Fas. In media, il 10% delle donne in attesa assume alcol, e nel nostro Paese (dove si inizia a bere a 11 anni) si tocca la soglia del 50%. E’ un ‘bollettino’ preoccupante quello tracciato dalla Confederazione italiana pediatri del Lazio, che ricordano come nella regione nascano 47 bimbi su 1000 affetti dalla sindrome.
“Il feto non metabolizza l’alcol, dunque l’esposizione prenatale a questa sostanza – spiega Maria Pia Graziani, pediatra di libera scelta e responsabile del Comitato scientifico Cipe del Lazio – può provocare patologie congenite molto gravi, ma anche disfunzioni che si possono manifestare nell’arco di tutta la vita. Gli allarmanti dati epidemiologici che abbiamo a disposizione – avverte – ci obbligano ad un’azione tempestiva e capillare di informazione delle famiglie nonché di formazione rivolta a tutti i medici (tra cui pediatri, ginecologi, medici generici, neuropsichiatri) che hanno un ruolo fondamentale nella prevenzione e nella diagnosi precoce, oltre che per la cura”.
“In questa direzione, stiamo lavorando a stretto contatto con il Crarl, ovvero il Centro di riferimento alcologico della Regione Lazio. È fondamentale – aggiunge – far comprendere la rilevanza sociale delle patologie alcol-correlate, peraltro facilmente prevedibili e prevenibili”.
“La Fas – continua la pediatra – si può manifestare con disfunzioni di tipo morfologico, ad esempio sul volto, in forme più o meno evidenti, ma anche con deficit di attenzione e di apprendimento, iperattività, problemi comportamentali fino a malattie mentali con gravi conseguenze a lungo termine. Eppure – denuncia – ci troviamo al cospetto di una sindrome poco pubblicizzata: nel Lazio, nel corso del 2018, è stato dedicato alla sindrome feto-alcolica un solo convegno su 1.834 eventi di pediatria accreditati. A questo si aggiunge la sostanziale sottovalutazione dei rischi del consumo di alcol in gravidanza nei cittadini”.
”Sono certa – conclude Graziani – che la diffusione di una approfondita conoscenza della sindrome, unita all’esatta integrazione nonché organizzazione delle varie figure specialistiche implicate in questa patologia, siano in grado di modificare in maniera sostanziale i profili della morbilità e delle sue complicanze, permettendo a migliaia di bambini, ogni anno, di nascere sani e senza danni da alcol”.