Oggi a Roma è andata in onda la XIII Edizione del Forum Meridiano Sanità durante la quale è stato presentato il Rapporto annuale Meridiano Sanità elaborato da The European House – Ambrosetti.
Secondo il Meridiano Sanità Index – che ha l’obiettivo di fornire una valutazione multidimensionale delle performance del sistema sanitario attraverso un confronto con i principali Paesi europei – considerando lo stato di salute della popolazione, l’Italia è prima in Europa, migliorando dal terzo posto dello scorso anno.
Dall’analisi dei vari Key Performance Indicator che definiscono lo Stato di Salute (aspettativa di vita alla nascita, tasso di prevalenza per patologie croniche ad alto impatto, fattori di rischio per adulti, tasso di mortalità infantile e generale standardizzato per età) l’Italia si posiziona molto meglio della media se consideriamo l’aspettativa di vita alla nascita, i tassi di mortalità, l’indice dei fattori di rischio per gli adulti ed il tasso di prevalenza standardizzato per patologie croniche ad alto impatto. Le aree più critiche sono rappresentate dall’indice dei fattori di rischio per i bambini, confermando la necessità di investire maggiormente in prevenzione degli stili di vita e abitudini alimentari e comportamentali dei più giovani, per non compromettere lo stato di salute della popolazione nei prossimi anni, oltre agli anni vissuti con disabilità.
Meridiano Sanità quest’anno fa una fotografia dello stato di salute dei cittadini raccontando come è cambiato negli ultimi 40 anni, ossia dal 1978, anno in cui è stato istituito il Servizio Sanitario Nazionale.
Negli ultimi 40 anni i cittadini italiani hanno guadagnato quasi 10 anni di vita, raggiungendo un’aspettativa di vita media alla nascita di 83,3 anni (pur con importanti diseguaglianze territoriali, con una differenza di 3,4 anni tra la provincia di Firenze – 84,2 anni in media tra uomini e donne – e la provincia di Caserta – 80,8 anni), grazie ai miglioramenti delle condizioni di vita e agli straordinari progressi della scienza e della medicina. Nel prossimo ventennio il 31% della popolazione italiana avrà più di 65 anni a fronte di una quota ridotta al 57% della popolazione attiva (tra i 15 e i 64 anni). A fronte di una rilevante riduzione nella mortalità per alcune patologie ad alto impatto, come le malattie cardiovascolari, tumori e malattie metaboliche, si assiste ad un aumento esponenziale delle prevalenze, indice di una aumentata cronicizzazione, che richiede nuovi servizi di assistenza che il sistema è chiamato a garantire. All’invecchiamento della popolazione e all’aumento delle malattie croniche devono aggiungersi le sfide della multimorbilità, la minaccia globale dell’antimicrobico resistenza (AMR) e il contrasto delle malattie infettive. L’insieme di queste sfide impone una rinnovata attenzione alla prevenzione primaria e alla prevenzione secondaria.