Sanità, Cergas: “Drammatico gap Nord-Sud e criticità anziani”

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La spesa sanitaria italiana e’ pari all’8,9 del Pil, contro il 9,8 della Gran Bretagna, l’11,1 della Germania e il 17,1 degli USA, con il SSN che ne copre il 74%. Negli ultimi 5 anni la quota di spesa sanitaria sul totale della spesa di welfare si e’ contratta dal 22,8 al 21,8%.

Sono dati contenuti nel ‘Rapporto Oasi 2018 – Osservatorio sulle aziende e sul sistema sanitario italiano’, presentato oggi all’ Universita’ Bocconi dal Cergas (Centro ricerche sulla gestione dell’ assistenza sanitaria e sociale). Dati che confermano come il SSN raggiunga un equilibrio economico generale, pur mantenendo buoni risultati sulla salute della popolazione in generale, anche se le diversita’ geografiche nella qualita’ delle cure restano drammatiche, mentre e’ grave il disequilibrio derivato dall’aumento della popolazione anziana e si fanno sempre piu’ critiche le condizioni del personale.

Occasione per presentare il Rapporto e’ stata una conferenza in occasione del duplice 40/o anniversario del SSN e del Cergas stesso, che ha visto la partecipazione di 5 ex ministri della salute: Francesco De Lorenzo, Rosy Bindi, Girolamo Sirchia, Renato Balduzzi e (con intervento registrato) Beatrice Lorenzin hanno tracciato, ciascuno raccontando i momenti principali del proprio mandato, la storia del SSN dal 1978 ai giorni nostri.

Pesante volume di 692 pagine ricco di dati e tabelle, il Rapporto Oasi e’ curato da Francesco Longo e da Andrea Ricci; ha ben 41 autori, la quasi totalita’ dei quali ricercatori presso il Cergas. Attraverso 18 capitoli, costruisce una sorta di fotografia aggiornata al 2017 della Sanita’ italiana. L’equilibrio economico del SSN nel 2017 e’ segnalato dal fatto che le Regioni del Centro-Sud sono ormai virtuose come quelle del Nord.

I dati sono li’ a dimostrarlo: il Lazio, ad esempio, ha registrato un avanzo di 529 milioni e la Campania di 77. Nello stesso anno la spesa del SSN e’ aumentata dell’1,3% a 117,5 mld, portando l’aumento medio dal 2012 al 2017 allo 0,6% annuo. Il principale indicatore di salute, l’aspettativa di vita rimane eccellente (82,8 anni al 2016), ma l’Italia e’ passata dal 2/o al 6/o posto nel mondo nella classifica dell’OMS.

I tassi di mortalita’ per tutte le malattie sono in declino, ma le diversita’ geografiche nella qualita’ delle cure restano drammatiche, tanto che l’aspettativa di vita in buona salute e’ di 56,6 anni al Sud e di 60,5 anni al Nord, con la Calabria che si assesta a 52 anni e la provincia autonoma di Bolzano che arriva a 69.

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