Con il voto di oggi sul Piano di gestione della pesca per l’Adriatico, il Parlamento europeo ha perso l’opportunità di aiutare gli stock ittici di quest’area a riprendersi da una pesca eccessiva, mancando quindi l’opportunità di garantire un futuro sostenibile per la regione più sovrasfruttata del mondo.
Il WWF invita la Commissione europea a ritirare la sua proposta originaria e presentare un nuovo piano di gestione.
Al termine di un ciclo di negoziazioni di un anno, il Parlamento ha votato per mantenere, in un’area che comprende le acque di Italia, Croazia e Slovenia, un modello di gestione della pesca che non modifica lo status – quo, nonostante la pesca in Adriatico sia in grave crisi. Il Piano prevede una magra riduzione del 4% delle catture di sardine e acciughe tra il 2020 e il 2022; un valore di riduzione addirittura inferiore rispetto a quello del 5% adottato un mese fa dalle Nazioni Unite come misura di emergenza da applicare a livello internazionale per evitare il collasso di questi stock ittici: il Piano d’Azione votato oggi rende quindi inefficaci gli sforzi del Parlamento e fa perdere tempo prezioso. Entrambi questi valori sono comunque lontani dalle raccomandazioni scientifiche che indicano la necessità di ridurre immediatamente le catture di queste specie rispettivamente del 10% e del 25%, a dimostrazione di quanto l’impegno del Parlamento europeo sia lontano dall’obiettivo finale.
Il piano di gestione della pesca per il Mare Adriatico è stato inizialmente proposto a febbraio 2017 per fornire uno strumento di governance a lungo termine per gestire in maniera sostenibile gli stock ittici e per ridurre l’impatto delle attività di pesca sull’ambiente marino. Invece oggi, per una manciata di voti, i deputati hanno respinto l’introduzione di un regime di gestione più efficiente che avrebbe portato un approccio innovativo alla gestione della pesca in Adriatico e prodotto benefici per il sistema ecologico e socioeconomico della regione. Nel piano, così come adottato dal Parlamento, non compare nemmeno una misura per limitare l’impatto delle attività di pesca sull’ambiente marino.
Giulia Prato, responsabile mare WWF Italia, ha dichiarato: “Per il Parlamento europeo questa poteva essere l’occasione per promuovere il recupero dell’ambiente marino Mediterraneo, la regione più sfruttata al mondo. Questo risultato estremamente deludente ci indica che i deputati europei sono più preoccupati di garantire i profitti a breve termine dell’industria piuttosto che seguire il parere scientifico volto a garantire la sostenibilità degli stock ittici, a ridurre gli impatti negativi della pesca sull’ambiente e a produrre vantaggi socioeconomici nella regione mediterranea. La Commissione europea dovrebbe ora ritirare completamente questo piano, poiché non ha senso discutere misure che non apportano alcuna prospettiva positiva per la sostenibilità della regione e dei suoi pescatori”.
Poiché il piano verrebbe applicato solo fino al 2022, molto probabilmente ci sarà bisogno di negoziare e adottare un nuovo piano pluriennale entro i prossimi due anni per impedire che il Mare Adriatico sia di nuovo governato da quadri legislativi diversi e contraddittori.
Il WWF si augura che il nuovo Parlamento europeo, che nascerà nel 2019, sia molto più ambizioso e riconosca l’importanza di promuovere pratiche sostenibili per avere un mare in salute e garantire la prosperità delle comunità di pesca.