A quanti capita di aver voglia di ‘stritolare in un abbraccio’ il proprio cagnolino, il proprio gattino o ancor meglio di ‘mangiare’ di baci un bimbo o di ‘sommergerlo’ di carezze e buffetti sulle guance paffutelle? Non si tratta di un’attitudine di tutti, ma è un vero e proprio un fenomeno definito ‘cute aggression‘, ovvero aggressività tenera. E’ solo dal 2015 che si è iniziato a parlare di ‘cute aggression’ nel corso di uno studio, e recentemente una nuova ricerca della University of California- Riverside, pubblicata su Frontiers in Behavioral Neuroscience, ha esaminato questo meccanismo, individuandone anche le basi neurali, cercando dunque di capire cosa accade a livello cerebrale quando lo mettiamo in atto.
Attraverso l’elettrofisiologia è stata misurata l’attività cerebrale prima, durante e dopo. E’ stato dunque rilevato che sia il sistema di ricompensa del cervello che quello emotivo sono coinvolti nel fenomeno. La relazione tra quanto qualcosa sia esteticamente carino e dolce e quanta aggressività tenera si sperimenta potrebbe essere legata a quanto si è ‘sopraffatti’, ovvero la ‘cute aggression’ è il modo del cervello di mediare con la sensazione di sopraffazione.