Il futuro della tigre siberiana o dell’Amur, di cui sono rimasti 500 individui, dipende strettamente dalla conservazione dell’habitat forestale, dove la tigre caccia e si riproduce e dalla capacità di convivenza con le comunità dell’uomo. La conferma viene dal report WWF The Way of the Tiger, il primo a fare il punto sui conflitti uomo-tigre nell’estremo oriente russo. Il taglio legale e illegale delle foreste sta riducendo sempre di più i vasti territorio di cui la tigre dell’Amur ha bisogno per procacciarsi le prede. La diminuzione delle prede a causa della competizione con l’attività venatoria esercitata legalmente e illegalmente dalle comunità locali e il bracconaggio per il commercio e l’uccisione illegale a causa dei conflitti con le comunità locali. Sono queste le 3 sono le grandi minacce che mettono a serio rischio il futuro di questo felino straordinario, adattatosi ai climi freddi.
I conflitti tra uomo e tigre dell’Amur sono la principale minaccia per questa sottospecie di tigre. Prevenire questi conflitti è una priorità per il futuro delle tigri dell’Amur, in quanto il più delle volte, questi conflitti, vengono risolti con l’uccisione della tigre. E su questo aspetto il WWF lavora sin dal primo progetto di conservazione lanciato nel 1994.
Tra il 2000 e il 2017 i centri di riabilitazione sostenuti del WWF hanno ospitato 24 tigri. 13 sono state rilasciate in natura dopo aver ricevuto le cure necessarie, 6 sono morte a causa delle ferite riportate prima del trasferimento, 3 sono rimaste in cattività e 2 sono ancora in cattività nel centro Alekseevka.
10 delle 13 tigri rilasciate sono state marcate con trasmettitori GPS: di queste 5 sono tuttora segnalate come vive, 2 sono state uccise mentre il destino di 3 è tutt’ora incerto (potrebbero essersi liberate dal radiocollare).
Oltre a riabilitare le tigri coinvolte nei conflitti, i centri svolgono l’importante compito di occuparsi dei cuccioli che hanno perso le loro madri a causa del bracconaggio e delle attività di ritorsione da parte dell’uomo durante i conflitti. Questi cuccioli rimangono nel centro finché non vengono ritenuti adatti al rilascio. Dopo il rilascio vengono monitorati, tramite rilevamento satellitare.
Per il WWF nelle aree in cui si verificano i conflitti (attacchi all’uomo o al bestiame) devono essere organizzate delle squadre di pronto intervento: Rapid Response Teams (RRT) e allestiti dei Centri di riabilitazione e di monitoraggio (Rehabilitation Centres and Monitoring Facilities) per le tigri coinvolte nei conflitti, soprattutto se ferite o orfane. Gli RRT – cui WWF offre supporto logistico, tecnico e materiale – giocano un ruolo molto importante nel risolvere i conflitti rimuovendo animali feriti (che possono diventare molto pericolosi per l’uomo), malati o comunque non adatti alla vita in natura e portandoli nei centri, dove vengono riabilitate con l’obiettivo del successivo reinserimento in natura. Il centro di riabilitazione di Alekseevka(Provincia di Primorsky) è stato istituito nel 2012. Mentre quello di Utyos nella Provincia di Khabarovsk nel 1991. Uno dei principali successi del WWF nel sostenere questi centri di riabilitazione è quello di poter rilasciare tigri in natura. Ma devono essere potenziati gli sforzi antibracconaggio per evitare che i bracconieri possano approfittare delle situazioni di conflitto per uccidere le tigri. In questo modo sarà anche ridotto il numero degli animali feriti e dei cuccioli orfani.
È possibile sostenere i progetti del WWF per difendere la tigre e tutte le altre specie a rischio attraverso il programma ADOZIONI raggiungibile sulla pagina wwf.it/adozioni.