Il teatro La Scala di Milano apre la stagione con un classico attualissimo: “Attila“ di Giuseppe Verdi. Si tratta di un’opera del compositore italiano, su libretto di Temistocle Solera, tratto dalla tragedia Attila, König der Hunnen di Zacharias Werner. Debuttò alla Fenice di Venezia il 17 marzo 1846. L’opera affascinò Verdi soprattutto per i protagonisti, ovvero Attila, Ezio ed Odabella, ma commissionò alcune modifiche a Francesco Maria Piave, urtando non poco la sensibilità di Solera. Nonostante le premesse promettenti, la prima dell’opera non ebbe il successo desiderato, ma si affermò comunque tra le migliori del repertorio ottocentesco e ancora oggi viene eseguita molto spesso in diversi teatri del mondo. La seconda versione ha avuto la prima il 9 settembre 1846 al Teatro degli Avvalorati di Livorno con Sophie Löwe. Nel 1962 ci fu poi la prima al Teatro Comunale di Firenze diretta da Bruno Bartoletti con Margherita Roberti, Gastone Limarilli, Giangiacomo Guelfi e Boris Christoff; a questa seguirono decine di altre repliche in tutta Italia. È stata rappresentata in piazza Capitolo ad Aquileia (dove Giuseppe Verdi ha ambientato la vicenda) il 16 luglio 2010, nell’ambito dell’evento “Attila – l’Opera di Aquileia“. Quest’anno l’opera torna alla Scala per la tradizionale apertura di stagione del 7 dicembre. A impersonare Attila Ildar Abdrazakov, diretto da Riccardo Chailly, per la regia di Davide Livermore.
TRAMA:
Prologo
Ad Aquileia, attorno alla metà del V secolo. Gli Unni saccheggiano la città, guidati da Attila. Entra il generale che ordina di lasciare i morti nella polvere, e s’infuria quando vede uno stuolo di donne di Aquileia condotto a lui, perché aveva ordinato di non risparmiare nessuno. Uldino gli dice che è un omaggio a lui, dato che quelle donne si erano dimostrate abili guerriere quanto i fratelli; Attila è ammirato, specialmente da Odabella, figlia del signore di Aquileia, che medita vendetta dopo che l’invasore le ha ucciso la famiglia (Santo di patria indefinito amor). Attila ammira l’audacia di Odabella, e le chiede cosa voglia. Odabella rivuole la sua spada, e Attila le porge la sua, e lei, ricevuta la spada, pensa di vendicare il padre e la famiglia uccidendolo con essa. Entra il generale romano Ezio, antico avversario di Attila e da lui ammirato, che gli propone di dominare il mondo ma di lasciare a lui l’Italia (Tardo per gli anni e tremulo). Attila rifiuta, ed Ezio parte sdegnato. La seconda scena è a Rio Alto, dopo una tempesta, gli eremiti guardano e aiutano i profughi di Aquileia condotti da Foresto, marito di Odabella. Foresto compiange l’amata e giura di ritrovarla e salvare l’Italia (Ella in poter del barbaro!).
Atto I
Odabella, in un campo presso Roma, si sfoga, e le appare il fantasma del padre (Oh, nel fuggente nuvolo). Arriva Foresto, che respinge Odabella, accusandola di tradirlo con Attila. Odabella risponde che l’unico motivo per cui segue l’invasore è ucciderlo con la sua stessa spada, e Foresto viene rincuorato dalla donna che ama. Nella sua tenda, Attila ha un incubo, che racconta ad Uldino: presso Roma, la voce di un vecchio gli imponeva di non avvicinarsi (Mentre gonfiarsi l’anima). Uldino lo invita a scacciare queste visioni, ed Attila si prepara ad invadere Roma. Ma da lontano giungono dei suoni religiosi, e compare una processione guidata dal vecchio Leone che gli impone di stare lontano da Roma. Attila è terrorizzato: il sogno premonitore si è avverato.
Atto II
Ezio, con ira, viene a sapere che l’imperatore Valentiniano ha imposto una tregua con gli Unni, e ricorda i tempi antichi dell’onore romano (Dagli immortali vertici). Giunge Foresto che gli comunica l’intenzione di uccidere Attila, ed Ezio si accorda con lui, sapendo che correrà a morte se l’azione fallirà.
Al banchetto con i Romani, i Druidi avvertono Attila che i presagi sono nefasti, ma lui non li ascolta. A turbare la festa giunge anche un vento che spegne tutti i fuochi, e provoca terrore tra gli astanti. I fuochi si riaccendono, e Foresto dice ad Odabella che Attila sta per bere una coppa avvelenata che ha preparato lui. Ma Odabella vuole solo sua la vendetta ed avverte l’invasore, ma gli chiede di graziare Foresto. Attila esaudisce i suoi desideri e le impone di sposarlo.
Atto III
Foresto è deluso dal comportamento di Odabella (Che non avrebbe il misero) e viene a sapere da Uldino che i Romani sono nel campo, pronti ad uccidere Attila. Arriva anche Ezio, e dopo di lui, Odabella, che si sente colpevole e vede l’ombra paterna maledirla, e viene ripudiata dall’amato Foresto. Attila entra ed esorta ad abbandonarsi ai piaceri, ma i tre lo fermano, intenzionati ad eliminarlo. Attila ricorda loro tutti i favori fatti: ad Ezio la salvezza di Roma, a Foresto la grazia, ad Odabella il trono. Odabella non regge e lo pugnala, mentre i Romani dilagano per il campo uccidendo gli Unni.