Auto, ecotassa 2019: ecco come saranno ripartiti “bonus” e “malus”, così non va

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Ulteriore esborso per le tasche degli italiani in procinto di cambiare auto. Nelle ultime settimane in molti si saranno interrogati sul futuro dell’auto, in particolare di quelle dotate esclusivamente di un motore a combustione. La prospettiva di un ulteriore aumento dei costi di acquisto e mantenimento dell’auto, paventata dall’emendamento sull’ecotassa automobilistica dei giorni scorsi, non fa altro che confondere maggiormente le idee di chi si approccia all’acquisto di una nuova auto.

L’intento di base del governo è quello di incentivare l’acquisto di auto eco-friendly (full electric e ibride) a discapito di quelle equipaggiate da un motore diesel o benzina, tramite un sistema bonus/malus proporzionale alle emissioni di anidride carbonica (CO2).

L’emendamento prevede dei bonus suddivisi in tre fasce di emissioni: 0-20, 20-70, 70-90 g/km corrispondenti rispettivamente a 6.000, 3.000 e 1.500 euro.

I malus invece dai 150 ai 3 mila euro così ripartiti:

  • 110-120 g/km: 150 €
  • 120-130 g/km: 300 €
  • 130-140 g/km: 400 €
  • 140-150 g/km: 500 €
  • 150-160 g/km: 1.000 €
  • 160-175 g/km: 1.500 €
  • 175-190 g/km: 2.000 €
  • 190-250 g/km: 2.500 €
  • >250 g/km: 3.000 €

Da un rapido incrocio di dati è evidente che diverse utilitarie, tra le più vendute nel nostro paese (anche grazie al prezzo di acquisto contenuto) potrebbero essere colpite da questi aggravi.

Non poche le polemiche, sul web e non solo. La ratio dell’emendamento è senz’altro appropriata ma è davvero necessario un incentivo per auto che possono avere un costo di listino che supera i 50.000 euro? Ed è sensato che chi acquista un’auto come la Panda, prima in classifica per vendite in Italia, debba sborsare dai 300 ai 1.000 euro in più sul costo d’acquisto?

Il testo dell’emendamento così come è stato diffuso andrebbe rimodulato partendo da un confronto attorno a tavoli tecnici con esperti del settore, associazioni e costruttori.

Il rischio è che il mercato dell’auto in Italia subisca una contrazione insensata dovuta all’ennesima imposta che si andrebbe ad aggiungere alle già alte spese di acquisto e mantenimento dell’auto.

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