Dopo un anno che per Facebook è stato segnato da polemiche, denunce e sempre più utenti che decidono di lasciare il noto social network, cresce la tensione anche tra i dipendenti di Zuckerberg i quali, per sfogarsi tra di loro e parlare liberamente hanno iniziato ad usare un secondo telefono, ovvero uno di quei ‘burner phone‘ economici e di vecchia generazione, che si usavano una volta e che hanno il vantaggio di garantire la non tracciabilità. “È lo stato d’animo del bunker – ha confessato a Buzzfeed News un ex impiegato di Facebook – Queste persone sono sotto assedio da 600 giorni. Sono stanche e irritabili. C’è un crescente senso di paranoia“. E’ un “periodo difficile” e “siamo più determinati che mai a continuare a fare progressi sui problemi che abbiamo affrontato“, ha dichiarato un portavoce di Facebook come commento all’articolo.
Ma le accuse mosse a Facebook sembrano non volersi placare. L’ultima in ordine di tempo è quella che vede protagonista Damian Collins, dipendente del Parlamento inglese che si occupa di questioni digitali, e ancora una volta la società di Menlo Park. Ecco quanto accaduto: il rappresentante di una società di software americana, la Six4Three, in viaggio a Londra è stato costretto a consegnare a un agente dei documenti oggetto di un’azione legale contro Facebook. Da quei documenti è emerso uno scambio di mail di membri dello staff del celebre social network che discutono su come cedere agli inserzionisti e a siti terzi i dati dei propri utenti. Mark Zuckerberg, che come sua abitudine ha affidato la spiegazione di tutto ciò a un post, ha spiegato che quelle conversazioni risalgono al 2012 ma che dal 2014 è stato bloccato l’accesso alle informazioni online dei propri utenti verso app e sviluppatori.
In Italia, invece, Facebook ha altri tipi di problemi: l’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato ha inflitto al social una pesante sanzione a causa di due pratiche svolte dalla società e considerate scorrette dal punto di vista commerciale. L’Antitrust ha informato Facebook Inc e Facebook Ireland Ltd di aver avviato i procedimenti istruttori lo scorso aprile e, nonostante lo scambio di informazioni, le motivazioni rese non sono apparse sufficienti per evitare di prendere provvedimenti. App e iscrizione al sito sono al vaglio del Garante. Fino allo 15 aprile era ben visibile sulla schermata iniziale un messaggio che sottolineava la gratuità della piattaforma.
Secondo l’Agcom gli utenti già iscritti a Facebook trasferiscono i propri dati dal sito web o app ad app o siti web terzi e viceversa in maniera quasi inconsapevole. Lo sfruttamento delle informazioni online rappresenterebbe dunque una sorta di contro-prestazione resa da parte dell’utente che non veniva però informato nel momento dell’iscrizione alla piattaforma. Dal 16 aprile il social network ha apportato alcune modifiche, ai banner cookie e all’informativa per fornire approfondimenti sull’uso dei dati, ma l’Antitrust non li ritiene sufficienti, e parla anzi di pratica considerata ingannevole.